Assolto dall’accusa di omicidio stradale il conducente di un autobus accusato di aver travolto una signora che attraversava sulle strisce

Nell’ottobre del 2017 investì e uccise una signora mentre attraversava la strada sulle strisce a Roma, colpendola con lo spigolo anteriore destro del mezzo. Nelle scorse ore, il conducente dell’autobus, finito a processo per omicidio stradale, è stato assolto dal Tribunale capitolino “perché il fatto non costituisce reato”. Per il Giudice, infatti, è possibile che l’autista “non sia stato in condizioni di vedere la vittima nel corso della manovra”. Dagli accertamenti è infatti emerso infatti che “nella visuale indiretta gli specchietti laterali sono strutturalmente inidonei a coprire le parti più vicine alla porta anteriore destra”.

La stessa problematica sulla visibilità degli autobus di vecchia generazione – si sottolinea nelle motivazioni della sentenza – sarebbe all’origine di altri tre incidenti mortali avvenuti nel 2006, nel 2009 e nel 2014.

Nel caso esaminato, l’autobus, intorno alle 15.48 di una giornata soleggiata, aveva svoltato a destra procedendo alla velocità di 12 km/h. La vittima era stata  investita una volta raggiunto l’ottavo metro (su tredici) delle strisce. Nonostante la frenata del conducente del veicolo l’urto era risultato fatale per la signora.

Il caso aveva portato all’apertura di un’inchiesta sfociata in un procedimento penale nei confronti dell’autista. Al termine dell’istruttoria il Pm aveva chiesto la condanna dell’imputato a otto mesi di carcere dell’autista. Secondo la Procura, infatti,  il conducente avrebbe potuto vedere la signora durante la manovra.

Il Giudice, invece, – come riporta il Corriere della Sera – ha ritenuto di accogliere la ricostruzione fatta dal consulente tecnico della difesa, secondo il quale “stante l’assenza di specchi parabolici e considerando la stazza del veicolo”, l’uomo “non avrebbe potuto avvistare la signora attraverso gli specchi retrovisori”.

“Quando ha iniziato la manovra” – scrive il Giudice – l’imputato “non poteva contare né sulla visuale diretta del parabrezza, né su quella indiretta degli specchietti laterali, strutturalmente inidonei”.

Inoltre, secondo il Tribunale altri elementi potrebbero aver concorso alla tragedia: la presenza di passeggeri davanti alla porta d’uscita, in particolare, limitava la visuale diretta da quella parte dell’autista, unitamente alla conformazione della porta.

La redazione giuridica

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