Gli esami hanno confermato il successo dell’innovativa tecnica di correzione della spina bifida prima del parto, adottata per la prima volta in Europa all’IRCCS San Raffaele

Era stato sottoposto ad un intervento di correzione micro-neurochirurgica completa della spina bifida mentre si trovava ancora in utero, alla 22esima settimana di gravidanza. Il bimbo è venuto alla luce pochi giorni fa mediante taglio cesareo, alla 35esima settimana gestazionale. Il neonato muove correttamente gli arti inferiori. Quindi, non avrà bisogno di ulteriori interventi di correzione chirurgica. Gli esami clinici e strumentali effettuati hanno confermato le attese circa l’efficacia dell’innovativa tecnica dell’operazione, impiegata per la prima volta in Europa all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.

L’intervento era stato eseguito lo scorso ottobre da un’equipe multidisciplinare coordinata dal professor Massimo Candiani, primario di Ginecologia e Ostetricia, e dal professor Pietro Mortini, primario di Neurochirurgia. I professionisti erano intervenuti per riparare il difetto dorsale congenito del bambino attraverso una procedura unica nel suo genere.  Entrando nel sacco amniotico attraverso una singola piccola incisione dell’utero, gli specialisti hanno esposto il dorso fetale ed eseguito una correzione totale della malformazione. Il tutto attraverso l’impiego di avanzati strumenti di micro-neurochirurgia, grazie alle quali sono state ricostruite le strutture anatomiche malformate.

“Un primato europeo risultante dalla combinazione di tre elementi” spiega il professor Massimo Candiani.

Nello specifico: “il ridotto trauma uterino derivante dalla piccola incisione, la correzione definitiva del difetto mediante tecnica microneurochirurgica e l’epoca gestazionale precoce”. Il risultato offre alle donne in gravidanza, che ricevono una diagnosi di spina bifida fetale, nuove speranze e opportunità terapeutiche.

“La tecnica microneurochirurgica utilizzata – aggiunge il professor Pietro Mortini -,  già supportata da solide evidenze scientifiche internazionali, mette in luce una volta di più che i bambini con spina bifida operati in utero hanno una prognosi migliore dopo la nascita e maggiori possibilità di recupero rispetto a quelli operati da neonati”. Infatti,  “dopo l’intervento di correzione completa del difetto, causato dalla chiusura incompleta di una o più vertebre, il processo di riparazione prosegue nelle settimane  successive di gravidanza e porta verso la normalità le strutture e le funzioni neurologiche del bambino”.

 

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