Borgese (SMI): stabilizzazione sana una condizione di precarietà ormai diventata insopportabile per chi opera nel settore della medicina di emergenza

Il Governo ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale il provvedimento di stabilizzazione, da parte della Regione Piemonte, di oltre 80 medici che prestano servizio sulle ambulanze del 118 con contratti a tempo determinato. La norma, approvata lo scorso dicembre, dispone che i medici in servizio presso il 118 con contratti a tempo determinato o comunque con rapporti di lavoro flessibile, e con un’anzianità lavorativa di almeno tre anni, possano accedere alle procedure di assegnazione degli incarichi convenzionali a tempo indeterminato anche senza aver superato il corso di Medicina generale, ma solo quello di Emergenza territoriale.

Un provvedimento che, come spiega l’assessore regionale alla Sanità piemontese Antonio Saitta, sarebbe necessario per evitare l’interruzione del servizio 118. “Una soluzione di buonsenso, peraltro condivisa in modo trasversale dal Consiglio regionale, a un problema che si ripropone da molto tempo. Il nostro obiettivo – spiega l’Assessore – è infatti quello di garantire sia la continuità del servizio che la tutela dei medici impegnati”.

“Continueremo dunque a difendere le nostre ragioni con il Governo e presso la Corte Costituzionale” annuncia il componente della Giunta regionale.  L’esecutivo gialloverde, secondo Saitta, “mette a rischio un servizio indispensabile: non conosce la realtà piemontese e ha preferito impugnare la nostra legge invece di informarsi. Invito l’Ordine dei medici a far sentire la sua voce al nostro fianco”.

Sulla vicenda è intervenuto anche lo SMI (Sindacato Medici Italiano).

La stabilizzazione dei medici – spiega  Maurizio Borgese, Responsabile Nazionale Settore convenzionati Est (emergenza servizio territoriale) 118 – “riguarda quel personale che lavora già da anni ( 5-9 anni)all’interno del servizio del 118 ma che fino ad oggi non è stato possibile assumere a tempo indeterminato. E’ una misura “che sana una condizione di precarietà ormai diventata insopportabile per chi opera nel settore della medicina di emergenza”. La disposizione regionale, peraltro – aggiunge Borgese -, “non comporta oneri aggiuntivi per il bilancio regionale e neanche per la tesoreria dello Stato”.

Lo SMI da anni sostiene che il sistema del 118 debba  far leva  su medici dipendenti che possano contare su una continua formazione professionale  aziendale. Da qui l’appello al Governo affinché receda dalla sua decisione di impugnare la legge in questione. “Se così non fosse – conclude Borgese – prenderemo in serio esame di dichiarare  lo stato di agitazione della categoria”.

 

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