Una ricerca pluriennale condotta su 2500 topi dimostrerebbe un nesso, sia pur con incidenza bassa, tra la formazione di neoplasie e l’uso dei telefoni mobili

Dopo lo studio australiano pubblicato poche settimane fa che, comparando le diagnosi di tumore al cervello tra il periodo antecedente e quello successivo all’introduzione dei cellulari nel Paese, giungeva a ipotizzare la mancanza di un nesso tra l’insorgere della patologia e l’utilizzo dei telefonini, arriva dagli Stati Uniti una nuova indagine i cui risultati non sono altrettanto tranquillizzanti.

Si tratta di uno studio pluriennale realizzato dal Governo americano nell’ambito del National Toxicology Program, che, sottolinea il Wall Street Journal, ha investito 25 milioni di dollari in “uno dei più grandi e completi esperimenti sugli effetti dei telefoni cellulari sulla salute”. La ricerca è stata condotta su 2500 topi esposti a diverse quantità di radiofrequenze in 21 camere appositamente progettate; ebbene l’analisi ha evidenziato un legame, seppure con un’incidenza bassa, tra l’uso dei telefonini e il cancro.

Nei ratti maschi che sono stati esposti al tipo di frequenze radio che vengono comunemente emesse dai cellulari sono state trovate tracce di due tipi di neoplasie: gliomi, neoplasie che colpiscono il cervello, e schwannomi o neurinomi, tumori benigni originati dalle cellule di Schwann dei nervi cranici e spinali.

“Dato l’utilizzo globale diffuso di comunicazioni mobili tra gli utenti di tutte le età – si rileva nei risultati preliminari del lavoro, che sarà pubblicato in maniera completa il prossimo anno – anche un piccolissimo aumento dell’incidenza di malattie derivanti dall’esposizione a radiazioni a radiofrequenza potrebbe avere vaste implicazioni per la salute pubblica”.

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