Approccio multi settoriale per contrastare l’antibiotico-resistenza ed educare all’utilizzo responsabile degli antibiotici

A pochi giorni di distanza dalla notizia, provenienti dagli Stati Uniti, dell’individuazione di una portatrice di un nuovo superbatterio, appartenente al ceppo escherichia coli, resistente a tutti gli antibiotici, il direttore generale dell’Agenzia italiana del Farmaco, Luca Pani, ha fatto il punto sulla situazione relativa alla ricerca di nuovi rimedi contro questi nuovi micro-organismi che possono essere letali per l’uomo.

Sono 37 i nuovi antibiotici in sviluppo da parte delle aziende farmaceutiche, alcuni dei quali potrebbero essere efficaci contro patogeni classificati come ”minacce urgenti” da parte delle autorità sanitarie. Tuttavia, quasi sicuramente, solo 1 molecola su 5 riuscirà a ricevere l’approvazione delle agenzie regolatorie, negli Stati Uniti e in Europa.

”Per contrastare il fenomeno dell’antibiotico-resistenza è innanzitutto necessario un approccio multi settoriale – spiega Pani – che coordini all’interno di un unico piano strategico, come avviene nel nostro Paese sotto l’egida del Ministero della Salute, le iniziative mirate alla riduzione e all’utilizzo responsabile di antibiotici sia per uso umano che veterinario”.

Rispetto all’isolamento nelle urine di una paziente della Pennsylvania dell’agente patogeno resistente anche alla colistina, Pani rileva come vi sia la possibilità, assolutamente fondata, che il gene che conferisce la resistenza al batterio possa essere ‘ceduto’ ad altri micro-organismi, rendendoli di fatto immuni a tutti gli antibiotici conosciuti.

Pertanto, sebbene alcuni dei ‘vecchi antibiotici’ possano tornare utili “è evidente – conclude il direttore generale Aifa – che la strada da battere con maggiore convinzione è quella della ricerca, adottando modelli, come accade al momento in Europa, di partnership pubblico-privato”.

Nel frattempo, per il presidente dell’Aifa Mario Melazzini sono due le strategie che possono offrire risultati a breve termine: “La prima – sottolinea Melazzini – è il controllo delle infezioni in ambito ospedaliero attraverso misure adottate da parte del personale sanitario (come il lavaggio frequente delle mani e il cambio del camice) che entra a contatto con soggetti infetti. La seconda è la cosiddetta antimicrobialstewardship, ovvero una serie di interventi mirati a controllare e a migliorare l’uso responsabile degli antimicrobici promuovendo l’uso del farmaco appropriato, nel corretto dosaggio, per la durata corretta della terapia”.

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