Tagliata l’assistenza alle prostitute vittime di tratta

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Il Governo italiano ha dato un taglio ai fondi destinati all’assistenza alle prostitute vittime di tratta. Cinque le regioni italiane coinvolte che smetteranno di erogare questo servizio.

Dal 1 settembre non saranno più disponibili gli aiuti alle ragazze che vogliono sottrarsi alla rete criminale che le costringe alla strada nelle regioni Sardegna, Basilicata, Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e in alcune zone della Sicilia. Un’assistenza presente da anni sul territorio che di punto in bianco cesserà di funzionare.

Quasi 13 milioni di euro destinati ai servizi contro la tratta dai quali saranno escluse le zone sopra citate. Il dipartimento per le pari opportunità ha infatti pubblicato lo scorso 4 agosto la lista delle associazioni e delle regioni che beneficeranno di questa cifra. Cifra che sarà erogata dal prossimo settembre per i prossimi 15 mesi e che dunque vedrà lo stop delle attività in zone come la Sicilia dove ogni anno arrivano migliaia di ragazze nigeriane che, vittime di trafficanti, sono costrette a prostituirsi per pagare il loro debito di viaggio. Cifre che molto spesso superano i trentamila euro.

Alla base dell’esclusione dal finanziamento i motivi più diversi. Dal posizionamento nella graduatoria (per la Sicilia ad esempio), agli errori tecnici nella compilazione del bando fino al ritardo nella presentazione della domanda come è accaduto nel caso della Liguria. Il presidente dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) Salvatore Fachile sottolinea la necessità di superare i bandi annuali per procedere a un Piano nazionale antitratta. Fachile annuncia poi una lettera destinata al ministro delle pari opportunità Maria Elena Boschi per una soluzione al Governo che minimizzi le conseguenze dei tagli a questo servizio attivo da quasi vent’anni. Alberto Mossino del Progetto integrazione accoglienza migranti (Piam) sottolinea come quasi tutto il Nordovest italiano rimarrà scoperto da questo servizio. “Il Piemonte – fa notare Mossino – è una delle piazze più importanti per lo sfruttamento della prostituzione: un affare criminale da 90 milioni di euro in tutto il paese. E ora le associazioni temono di rimanere senza strumenti per combattere questo fenomeno, in costante crescita in Italia a partire dagli anni ottanta”.

I numeri parlano chiaro. Dall’inizio del 2016 sono giunte in Italia 3.600 ragazze nigeriane. Più della metà sono sulla strada a prostituirsi. Anche dall’est il flusso non si ferma, con giovani donne provenienti per lo più dalla Romania.

A condividere le stesse preoccupazioni di Mossino anche Concetta Restuccia dell’associazione Penelope, che da 15 anni si occupa di assistenza alle donne vittime di tratta nella provincia di Messina e Catania. “Non è possibile che intere aree della Sicilia, la regione che in Italia è più interessata dagli arrivi di migranti, rimangano senza il servizio antitratta – denuncia Restuccia –  Siamo stati già contattati dalle unità di strada e dalle commissioni territoriali, ma abbiamo dovuto segnalare che ci troviamo in una situazione di grave difficoltà a causa di questa decisione del Governo”.

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