Due medici sono stati condannati per una vicenda che ha visto il decesso di un paziente, testimone di Geova, morto dopo essersi rifiutato di ricevere una trasfusione.

Ci sono due medici condannati per la vicenda di un paziente, un testimone di Geova di Ancona, morto dopo una trasfusione rifiutata. Altri quattro medici, invece, sono stati assolti.

I fatti risalgono a gennaio 2013.

Tutta ha inizio in una clinica privata di Ancona, come riporta Il Resto del Carlino. Qui, il 66enne testimone di Geova viene sottoposto a un intervento di colecistite sclerotroatrofica. Durante l’operazione, però, qualcosa va storto e si crea una piccola lesione.

Questa viene considerata “curabile” dai medici, con un altro intervento. Dalla clinica anconetana il paziente viene quindi trasferito agli Ospedali Riuniti di Ancona, un centro di eccellenza con strumentazioni più adatte per quell’intervento.

Ma questa operazione necessita di una trasfusione di sangue. Ed è qui che il paziente dà il suo fermo diniego: per motivi religiosi non può e non vuole ricevere sangue.

I medici gli spiegano che l’operazione è urgente e va eseguita subito, e che è opportuno evitare il trasferimento in altra sede. Inoltre, laddove vi sia un trasporto in altro ospedale, è bene che questo sia vicino, per poter intervenire tempestivamente in caso di complicanze.

Ma il 66enne non ne vuole sapere. Rifiuta l’intervento e decide di farsi trasferire a Varese dove, secondo voci, i medici sarebbero più tolleranti verso il credo religioso dell’uomo.

Tuttavia sono voci infondate, infatti a Varese il 66enne riceve regolarmente la trasfusione e viene operato.

Ma tra il trasferimento e l’intervento trascorre moltissimo tempo. Un tempo che i medici di Ancona avevano espressamente detto non esserci. E così, due mesi dopo, il paziente muore a Varese.

Ieri il giudice Anna Azzena ha condannato a due anni i medici della clinica privata di Ancona per il caso dell’uomo morto dopo una trasfusione rifiutata. Assolti, invece, i colleghi di Varese.

I difensori dei medici avevano sostenuto che il fatto di aver rifiutato l’intervento e la trasfusione, pur sapendo che erano di vitale importanza, e di aver chiesto il trasferimento da Ancona all’ospedale di Circolo di Varese con una consistente perdita di tempo, avrebbe determinato un tale aggravarsi della patologia sino a portare alla morte dell’uomo.

Ma per i giudici di Varese, “nessuna incidenza, in rapporto causale all’evento morte, può farsi risalire al rifiuto opposto dal paziente”. E pertanto i due medici sono stati condannati.

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