Le indicazioni dei professionisti dell’Aogoi in relazione a travaglio, taglio cesareo e clampaggio nell’ottica di un’assistenza ostetrica appropriata

Cinque raccomandazioni che contemplano tre momenti legati al parto: travaglio, taglio cesareo e clampaggio del cordone ombelicale. Le ha messe a punto l’Aogoi (Associazione Ginecologi Ospedalieri Italiani) presentandole a Napoli in occasione del Congresso Nazionale di Ginecologia e Ostetricia. L’obiettivo è realizzare un’assistenza ostetrica appropriata, sicura e ossequiosa delle donne, che tutela la maternità e contrasta l’eccessiva medicalizzazione della gravidanza e del parto.

In particolare, i ginecologi raccomandano di non clampare precocemente il cordone ombelicale aspettando almeno un minuto. In questo modo, infatti, si favorisce il passaggio di sangue dalla placenta al feto, rinforzando le scorte di ferro del neonato e riducendo il rischio di colite necrotizzante, malattia gastrointestinale che può rivelarsi fatale. Il taglio tardivo – sottolineano – non comporta maggior rischio di emorragia post partum nella donna e consente di ridurre la mortalità nei neonati ad alta prematurità (prima di 32 settimane).

I professionisti consigliano poi di non eseguire l’episiotomia di routine.

L’episiotomia, ovvero l’incisione del perineo effettuata nel momento finale del travaglio per favorire il passaggio del bambino, sarebbe infatti una pratica sovrautilizzata senza vantaggi per la donna, poiché richiede l’applicazione di punti di sutura che possono provocare dolore, rischio di infezione, difficile ripresa dei rapporti sessuali. Pertanto, si suggerisce di ricorrere a tale pratica solo in presenza di complicanze, ad esempio per accelerare l’espulsione in caso di sofferenza fetale.

Per l’Aogoi, inoltre, non bisogna procedere all’induzione del travaglio di parto prima di 39 settimane. L’induzione, infatti, medicalizza un evento del tutto fisiologico, e, in più, può causare effetti avversi come l’aumento di tagli cesarei. Pertanto, è raccomandata solo quando il proseguimento della gravidanza può comportare un reale pericolo per il feto o per la madre.

Un’altra indicazione riguarda le donne con pregresso taglio cesareo, per le quali non si deve programmare necessariamente il taglio cesareo di routine.

I ginecologi, quindi, smentiscono la regola “una volta cesareo sempre cesareo”, in quanto priva di basi scientifiche. Al contrario, le donne con pregresso cesareo ammesse al travaglio di parto avrebbero un rischio di mortalità minore (3 vs 13 su 100mila) rispetto alle donne sottoposte a cesareo programmato.

Infine, gli specialisti sottolineano che non bisogna obbligare al digiuno e proibire l’assunzione di liquidi alle donne in travaglio, precisando che, nelle gravidanze fisiologiche, l’assunzione di liquidi non è controindicata e non aumenta il rischio di complicanze in caso di ricorso ad anestesia generale durante il parto.

“Come ricorda l’Oms – afferma Elsa Viora, Presidente Aogoi – la gestazione e il parto sono esperienze che vanno vissute con serenità e, in presenza di una gravidanza fisiologica, vale a dire senza fattori di rischio, vanno medicalizzate il meno possibile. Il travaglio e il parto sono, senza dubbio, circostanze delicate dal punto di vista emotivo, in cui, più di altre, la donna ha bisogno di sentirsi protetta, rassicurata e rispettata. Questo è l’impegno profuso quotidianamente dagli operatori sanitari, medici ginecologi ed ostetriche, coinvolti nel percorso nascita e parto, che si fonda sul dialogo, la fiducia e la relazione empatica costruita nel tempo con la donna, necessari per giungere a scelte informate e condivise”. 

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