Gli imputati, accusati della cosiddetta truffa dello specchietto, avevano preteso la somma di 50 euro per il risarcimento del danno, sostenendo falsamente di essere stati urtati
Con l’ordinanza n.18684/2020 la Cassazione si è pronunciata sul ricorso di due imputati – un uomo e una donna – finiti a giudizio e condannati, ai sensi dell’art. 640 del codice penale, per la cosiddetta truffa dello specchietto.
Nell’impugnare la decisione dei Giudici del merito davanti alla Suprema Corte, i ricorrenti deducevano violazione di legge e vizio di motivazione con riferimento alla ritenuta responsabilità in quanto sia il Tribunale che la Corte di appello, nonostante le specifiche censure non avevano spiegato in che cosa fosse consistito l’artifizio che integrava la truffa, essendosi l’urto verificatosi realmente.
Gli Ermellini, tuttavia, hanno ritenuto il ricorso inammissibile poiché fondato su motivi che riproponevano le stesse ragioni già discusse e ritenute infondate dal giudice del gravame, dovendosi gli stessi considerare non specifici.
In base al costante insegnamento della giurisprudenza di legittimità, esula dai poteri della Corte di cassazione quello di una ‘rilettura’ degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione, la cui valutazione è, in via esclusiva, riservata al giudice di merito, senza che possa integrare il vizio di legittimità la mera prospettazione di una diversa, e per il ricorrente più adeguata, valutazione delle risultanze processuali.
Nel caso in esame i motivi proposti tendevano, appunto, ad ottenere un’inammissibile ricostruzione dei fatti mediante criteri di valutazione diversi da quelli adottati dai giudici di merito, i quali, con motivazione esente da vizi logici e giuridici, avevano esplicitato le ragioni del proprio convincimento, fondato sulle dettagliate accuse della persona offesa.
Quest’ultima aveva riferito di essere stato urtato intenzionalmente dall’auto dei due imputati, i quali avevano preteso la somma di 50 euro per il risarcimento del danno, sostenendo falsamente di essere stati urtati, ed erano stati da lui osservati poco dopo mentre reiteravano la truffa dello specchietto nei confronti di un altro malcapitato.
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