Per la prima volta un Tribunale riconosce l’esistenza del legame causale tra l’uso del telefonino e il cancro

Per 15 anni ha utilizzato il telefono per più di tre ore al giorno, trovandosi spesso in giro per lavoro. Il Tribunale di Ivrea, con una sentenza dello scorso 30 marzo ha riconosciuto che proprio l’uso del cellulare sarebbe la causa del tumore al cervello che ha colpito il dipendente di un azienda. I Giudici hanno quindi condannato l’Inail a riconoscere all’uomo una rendita perpetua per il danno sul lavoro.
Lo rendono noto gli avvocati Renato Ambrosio e Stefano Bertone, dello studio legale torinese Ambrosio e Commodo, che hanno seguito la causa per conto del dipendente. L’uomo ammalato di un neurinoma spera che la sua storia sia di aiuto affinché simili casi non si ripetano. “Non voglio demonizzare l’uso del telefono cellulare – ha affermato -ma per evitare quello che mi è successo bisogna saperlo utilizzare in modo corretto. All’inizio pensavo di essermi preso un’infezione all’orecchio ma poi ho capito che la cosa era bene più grave”. La diagnosi del tumore risale al 2010 dopo una persistete sensazione di orecchio tappato; ora la vittima non sente più dall’orecchio destro a causa dell’asportazione del nervo acustico.
Per la prima volta, spiegano i legali, la sentenza riconosce il legame causale tra un tumore al cervello e l’uso di un telefono cellulare. “Il fatto che nel 2017 i tribunali italiani riconoscano già in primo grado la causa oncogena insita nei campi elettromagnetici generati dal cellulare è il segno del continuo avanzamento delle conoscenze scientifiche. “Ora – concludono i legali – crediamo sia necessario riflettere su questo problema e adottare le giuste contromisure”.

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