Nel nostro Paese sono circa 500mila gli uomini che vivono con un tumore della prostata. I costi per diagnosi, trattamenti e follow-up a cinque anni ammontano, in totale, a oltre 420 milioni

Ridurre gli esami inutili e valutare correttamente l’efficacia delle cure per oltre 7.000 italiani che ogni anno sono colpiti da un tumore della prostata metastatico. Sono questi i due principali obiettivi della Consensus Conference sul monitoraggio del carcinoma prostatico avanzato in corso a Bologna.

L’evento è ideato, realizzato e promosso dalla Società Italiana di Urologia Oncologica (SIUrO) e vede la partecipazione di oltre 100 specialisti da tutta la Penisola. L’obiettivo è arrivare a un documento che stabilisca regole precise per il monitoraggio dei pazienti afflitti dalle forme più gravi della neoplasia.

“Attualmente non esiste un programma condiviso che sia valido su tutto il territorio nazionale – afferma il dott. Alberto Lapini, Presidente Nazionale SIUrO –. Spetta al singolo centro stabilire i controlli da svolgere dopo la diagnosi della malattia. Può quindi succedere che alcuni italiani siano sottoposti ad un numero eccessivo di esami mentre altri pazienti non vengano sufficientemente monitorati. Spesso capita che alcuni test, particolarmente complessi e magari superflui, siano pagati dallo stesso malato. Vogliamo quindi razionalizzare e uniformare la pratica clinica per poter così ridurre gli esami superflui. Questo porterebbe anche a notevoli risparmi economici sia per il singolo paziente che per l’intero sistema sanitario nazionale”.

In totale sono circa 500mila gli italiani che vivono con un tumore della prostata.

I costi per le diagnosi, i trattamenti e il follow-up a cinque anni per ogni singolo paziente ammontano a circa 10mila euro l’anno. Il totale, quindi, ammonta a oltre 420 milioni.

“E’ in assoluto la neoplasia più diffusa tra gli uomini italiani e perciò è ancora più importante riuscire ad evitare gli sprechi”. Lo afferma il dott. Giario Conti, Segretario Nazionale SIUrO. “Possiamo inoltre ottenere risultati migliori per quanto riguarda il cancro alla prostata resistente a castrazione (o CRPC). In quelle nazioni, come per esempio la Francia, in cui sono attivi precisi protocolli di monitoraggio si riscontra, infatti, una maggiore sopravvivenza. Il carcinoma prostatico è una patologia particolarmente ‘furba’ perché riesce a mettere in atto dei sistemi di difesa che contrastano l’efficacia delle terapie. Oggi abbiamo a disposizione trattamenti che permettono a oltre il 90% dei pazienti di sconfiggere il tumore. Ciò nonostante ogni anno dobbiamo registrare anche 7.000 decessi soprattutto tra i più anziani. Per garantire al paziente una migliore risposta ai trattamenti, anche in caso di malattia avanzata, è necessario un monitoraggio accurato e dettagliato”.

Nel nostro Paese ogni anno si registrano oltre 34.800 nuovi casi di cancro della prostata. Rappresentano il 20% di tutte le neoplasie diagnosticate dopo i 50 anni.

“E’ una patologia che ha numeri importanti e che rappresenta un ottimo esempio dei vantaggi che si possono ottenere dalla gestione multidisciplinare e multiprofessionale dei tumori urologici – conclude il dott. Rolando M. D’Angelillo, Consigliere Nazionale SIUrO –. Se un paziente viene assistito da un team al cui interno lavorano e collaborano diversi specialisti, vengono ottimizzati l’appropriatezza diagnostica e terapeutica-osservazionale, l’accesso alle cure disponibili così come l’utilizzo delle risorse disponibili. Infine si riscontano anche miglioramenti sia nella qualità di vita del malato che nell’adesione alle terapie”.

 

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