Gianluca Danise, militare di origine campane è morto pochi giorni fa e i funerali sono stati celebrati la vigilia di Natale a Cerveteri, lascia la moglie ed una figlia di un anno.
La sua morte ha riportato luce su un tema assai taciuto sulle cronache nazionali, quello sulle conseguenze del contatto con l’uranio impoverito durante le missioni miliari all’estero (Gianluca aveva partecipato a molte di questa tra cui quella in Kosovo e a Nassiriya nei giorni dell’attentato alla caserma italiana). Il suo corpo è stato cremato a Viterbo e le ceneri disperse in mare a largo di Santa Marinella. La sua vicenda è legata anche ad una storia di mala gestione pensionistica tutta italiana della quale si è interessato anche il blog di Beppe Grillo.
«Gianluca – si legge nel blog – ha percepito la metà della pensione che gli spettava perché l’Inps ha sbagliato a calcolarne l’assegno pensionistico, negando al Maresciallo dell’Aeronautica la pensione privilegiata ordinaria, e non ha liquidato – a leggere le carte – il secondo bonifico del TFR “per mancanza di fondi”; inoltre non ha corrisposto l’interdipendenza della causa di servizio. Mancano gli assegni famigliari; l’assegno corrisposto per la bambina che ha un anno è invece corrisposto per un figlio di oltre 3 anni e l’INPS non ritiene valido il certificato di nascita della bambina».
«Responsabile Civile» ha affrontato l’argomento con l’intervista all’avvocato Angelo Fiore Tartaglia di Osservatorio Militare che fa luce sulle «malattie militari» contratte in ambito professionale dai soldati italiani. Dai teatri di guerra il bollettino medico parla chiaro: tumori maligni al rene, alla tiroide, al cervello, ai polmoni, al sangue, alle ossa, ai testicoli. Aree operative difficili in cui l’effetto dell’inquinamento da uranio impoverito degli ordigni bellici pesanti, si moltiplica all’ennesima potenza e le principali vittime sono i soldati che operano in quel preciso territorio.