Le precisazioni della start up che ha sviluppato Weople dopo la segnalazione dell’App al Comitato europeo per la protezione dei dati personali da parte del Garante della Privacy

A inizio Agosto l’Autorità Garante per la privacy ha comunicato di aver posto all’attenzione del Comitato europeo per la protezione dei dati personali (Edpb) la questione relativa all’App Weople, con specifico riferimento al tema della portabilità dei dati e della “commerciabilità” degli stessi. 

Sulla vicenda è intervenuta Hoda srl, la start up che ha sviluppato Weople, un’App “che consente a tutti di esercitare i nuovi diritti sanciti da un regolamento europeo, in vigore dal 25 maggio 2018, il GDPR (2016/679), e che favorisce un nuovo protagonismo, economico e culturale, del consumatore nel settore digitale”. 

“Il nuovo Regolamento – si legge in una nota della società – ha creato una grande opportunità: entrare in possesso dei propri dati e aumentare la competizione sul mercato per i dati stessi. Parliamo di quanto ognuno di noi produce quotidianamente, che attualmente è interamente sfruttato da altri. Weople rende dunque le persone libere di attivare i loro diritti sanciti dal RGDP, come la portabilità dei dati o la modifica del consenso prestato ai possessori dei nostri dati”.

“Non solo: oltre a dare a tutti  una piattaforma che consente di attivare i nuovi diritti – aggiunge Hoda Srl – Weople consentirà di ricevere informazioni e servizi e di ottenere una remunerazione economica dal mercato per i propri dati. I dati digitali sono un bene economico e come tale sono commercializzati da molti anni. È fondamentale che le persone partecipino a questi benefici da protagoniste mature e consapevoli”.

“Impedirlo – prosegue il comunicato – significa non solo privare il cittadino di un suo diritto, ma consolidare una rendita di posizione dei pochi che oggi controllano i dati e li valorizzano sul mercato. Così si favorisce l’attuale oligopolio sull’uso economico dei dati, riducendo lo spazio della libera concorrenza e penalizzando doppiamente il consumatore, vincolato da un mercato oligopolistico che utilizza un suo bene per generare servizi e prodotti che vengono poi venduti senza che il cittadino stesso possa trarre alcuna remunerazione”.

“Weople – specifica la start up –  è diversa anche perché non commercializza i dati personali: rispetta la privacy e valorizza solo dati aggregati e anonimi.

Ognuno è libero di depositare e di togliere ciò che vuole: i dati resteranno sempre segregati, protetti e a disposizione dell’iscritto e non usciranno mai in forma personale; Weople li tratterà solo in forma aggregata e anonima. Hoda (la società che gestisce Weople) poi trasferirà agli stessi utenti e titolari dei dati , come previsto e specificato nel sito, il 90%, al netto delle spese, del ricavato della trattazione dei dati stessi.

“Ora – conclude la nota – visto questo approccio e queste attenzioni, è davvero poco comprensibile che questa iniziativa sia a  volte definita ‘compravendita di dati personali’. E ancor meno comprensibile sarebbe che una piccola start up innovativa, che agisce nel preminente interesse e con  beneficio economico della comunità degli utenti dell’App Weople, sia bloccata sul nascere dalle autorità nazionali ed europee, quando ci sono i giganti del web che sui dati hanno creato oligopoli multimiliardari e grandi aziende che continuano a farne commercio senza alcun beneficio per il titolare dei dati, che spesso rimane persino all’oscuro di tutta la vicenda”.

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