Gli imputati, tra cui la gestante e un medico, erano accusati in concorso di aver provocato un aborto, al sesto mese di gravidanza della donna, simulando un finto incidente stradale

Avrebbero provocato l’aborto di una donna, al sesto mese di gravidanza, simulando un incidente stradale. Il tutto al fine di incassare il risarcimento previsto dalla polizza assicurativa automobilistica. La Corte di d’Assise del Tribunale di Cosenza ha condannato le quattro persone finite a giudizio per omicidio volontario. Tra loro, oltre alla gestante, alla quale il Giudice ha inflitto una pena di 24 anni, anche un medico del Pronto soccorso, che dovrà scontare 25 anni.

Nel corso della requisitoria, il Pubblico ministero aveva chiesto l’ergastolo per gli imputati sostenendo che l’aborto fosse stato indotto meccanicamente e farmacologicamente e che una volta fuoriuscito il nascituro sarebbe stato lasciato morire al fine di portare a termine il disegno criminoso.

Gli avvocati della difesa, invece, avevano chiesto l’assoluzione dei loro assistiti affermando che il feto fosse privo di vita quando la donna venne visitata.

La vicenda è emersa grazie all’operazione Medical Market, coordinata dalla Procura di Castrovillari, scattata all’alba del 22 gennaio 2015 con la notifica di sette ordinanze di custodia cautelare. A seguire vennero indagate 144 persone (99 per falsi incidenti e 45 per invalidità fittizie).

I provvedimenti furono eseguiti dalla Polizia Stradale di Cosenza insieme alle Fiamme Gialle che accertarono una truffa organizzata ai danni di alcune assicurazioni e dell’INPS, per un valore complessivo pari a circa due milioni di euro. Gli indagati furono accusati a vario titolo di omicidio volontario, falso ideologico e materiale in atto pubblico, corruzione, peculato, frode e truffa ai danni dello Stato. Tra loro,  medici, legali, tecnici di laboratorio e semplici cittadini che si avvalevano della struttura dell’Ospedale di Corigliano Calabro per ottenere false certificazioni mediche. I profitti dell’attività fraudolenta venivano poi spartiti tra i complici.

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