Respinto il ricorso di un uomo, accusato di appropriazione indebita per non aver restituito un’autovettura noleggiata, che eccepiva la competenza territoriale del giudice del luogo ove egli aveva la residenza

Con la sentenza n. 15735/2020 la Suprema Corte di Cassazione si è pronunciata sul ricorso di un uomo condannato in sede di merito per appropriazione indebita di un’autovettura noleggiata per la durata di un mese e poi non restituita, nonostante le formali diffide ricevute.

Nell’impugnare la sentenza della Corte di appello il ricorrente eccepiva la violazione di legge ed il vizio di motivazione per essersi determinata la competenza territoriale in considerazione del luogo ove l’imputato era residente e non già in considerazione del luogo di consumazione del reato.

I Giudici Ermellini, tuttavia, hanno ritenuto di non aderire alla doglianza proposta.

La sentenza impugnata, infatti, aveva determinato la competenza territoriale con riferimento al luogo di residenza dell’imputato sul rilievo che, essendo stato esercitato il possesso dell’autovettura nel luogo di residenza, doveva ritenersi realizzata nello stesso luogo anche la condotta appropriativa.

In tal modo la Corte territoriale si era uniformata alla giurisprudenza assolutamente maggioritaria secondo cui “il delitto di appropriazione indebita è reato istantaneo che si consuma con la prima condotta appropriativa, nel momento in cui l’agente compie un atto di dominio sulla cosa con la volontà espressa o implicita di tenere questa come propria, con la conseguenza che il momento in cui la persona offesa viene a conoscenza del comportamento illecito è irrilevante ai fini della individuazione della data di consumazione del reato e di inizio della decorrenza del termine di prescrizione”.

Al rigetto del ricorso, nel caso esaminato, ha fatto seguito, per il disposto dell’art. 616 cod. proc. pen., la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali.

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