Il Censis fotografa l’avvocatura in Italia nel suo rapporto annuale. A pesare è soprattutto la sfiducia nella giustizia

L’avvocatura è ancora una professione prestigiosa, ma non più al top. Nel “Rapporto annuale sull’avvocatura” che il Censis ha realizzato per la Cassa Forense, infatti, si scopre che gli avvocati occupano ormai una posizione non altissima nella classifica delle professioni d’eccellenza per gli italiani: fare l’avvocato ha lo stesso peso che fare il politico, insomma, ma non lo stesso che ha fare il medico (professione che per il 37% degli italiane ottiene un punteggio massimo in fatto di prestigio), il magistrato (25%), il professore universitario (19,5%), il notaio (17%), l’ingegnere (15%), l’imprenditore (15%) o, persino, il dirigente d`azienda (13%).

Nel complesso, il 37% degli italiani è convinto che il prestigio della professione forense sia diminuito negli ultimi anni, sebbene gli italiani riconoscano con precisione alcuni pregi dell’essere avvocato: in primis il fatto di godere di una grande reputazione sociale (impressione che appartiene al 62% degli italiani). Quello che preoccupa, tuttavia, è la necessità di aggiornamento continuo (per l’83% degli italiani), l’eccessiva concorrenza (74%) e la difficoltà di crescita professionale in un sistema percepito come chiuso (67%). Senza contare, che addirittura l’85% degli italiani ritiene che il numero degli avvocati oggi in Italia sia eccessivo.

A pesare molto sul prestigio della professione, per altro, gioca anche un altro fattore: la sfiducia nella giustizia. Più della metà degli italiani (il 60%), infatti, è convinto che a danneggiare l’immagine dell’avvocato sia proprio il cattivo funzionamento del sistema giudiziario (che per il 75% degli italiani non garantisce piena tutela dei diritti fondamentali dei cittadini).

Poi, certo, incidono altri fattori, come la bassa qualità professionale di molti legali, l`eccessivo orientamento al profitto di molti, la troppa vicinanza alla politica (ognuno di questi fattori viene indicato dal 40% degli interpellati).

Nel rapporto si realizza anche una indagine sull’autopercezione della professione. Dal campione di circa 8000 avvocati, quello che emerge è una fotografia dell’avvocatura italiana che ne esce molto provata dalla crisi degli ultimi anni. Anche sulla professione forense, insomma, ha pesato la crisi economica e solo il 30% ha potuto mantenere stabile il suo fatturato nell’ultimo biennio. Va peggio al 44% che lo ha visto diminuire (a fronte di appena un 25% che, invece, lo ha visto aumentare).

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