Tra le proposte del Sumai Assoprof per far fronte alla carenza di personale nel Ssn figura il pieno utilizzo degli specialisti ambulatoriali portandoli, a domanda, al massimale orario di 38 ore settimanali

“Abbiamo trovato attenzione alle nostre proposte anche perché abbiamo portato numeri reali e ipotesi concrete per risolvere il problema governando anche le liste d’attesa”. Così il segretario generale del Sumai Assoprof, Antonio Magi, dopo l’incontro con il Ministero della Salute sul tema della grave carenza di personale nel Ssn.

Il Sindacato Unico Medicina Ambulatoriale Italiana e Professionalità dell’Area Sanitaria ha presentato il proprio punto di vista attraverso un documento, ricco di tabelle e numeri reali. Sono state inoltre avanzate proposte e richieste volte all’individuazione di soluzioni idonee a superare le oggettive criticità presenti nell’attuale sistema.

In particolare, l’Associazione ha illustrato “la desertificazione, avvenuta in questi anni, delle figure dei medici specialisti convenzionati interni con contratto SUMAI sul territorio”.

Un fenomeno legato al mancata sostituzione da parte delle Regioni del personale che di volta in volta andava in pensione. Gli Enti regionali avrebbero “trasferito 1/3 del totale del monte ore di specialistica in ospedale con vantaggio di questo ma naturalmente a discapito del territorio”.

“Abbiamo contestato la proposta delle Regioni per risolvere la carenza di medici specialisti – sottolinea Magi – in quanto pensando solo all’ospedale propongono, contro le norme vigenti, l’accesso diretto alle strutture del Servizio Sanitario Nazionale, in sostituzione degli specialisti, a medici, non specialisti, in possesso solo del titolo di laurea in medicina e chirurgia e di abilitazione all’esercizio della professione”.

Tra le proposte presentate dal Sumai Assoprof figura, invece, il pieno utilizzo degli specialisti ambulatoriali portandoli, a domanda, al massimale orario di 38 ore settimanali.

Per Magi “è arrivato il momento di dire basta agli errori commessi in passato in cui si sono precarizzati i nuovi rapporti di lavoro”. Il tutto “per colpa di assurde e anacronistiche incompatibilità che hanno impedito il contemporaneo utilizzo, nel pubblico e nel privato dello stesso specialista”. Tali errori – conclude il segretario – avrebbero, di fatto, costretto i giovani specialisti, a ricercare altrove, spesso all’estero, un’attività lavorativa stabile e meglio retribuita.

 

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