Secondo le conclusioni della Commissione istituita dalla Regione Veneto, il citrobacter, che avrebbe infettato 96 bambini, era annidato nel reparto di Terapia intensiva neonatale

Si sarebbe annidato nel rubinetto dell’acqua utilizzata dal personale della Terapia intensiva neonatale dell’ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona il citrobacter, batterio a cui viene ricondotta la morte di 4 bambini tra la fine del 2018 e quest’anno, e che aveva portato alla completa chiusura della struttura ospedaliera lo scorso giugno.

E’ quanto riportato – secondo le anticipazioni pubblicate dal Corriere del Veneto – nella relazione della Commissione esterna, coordinata dal Professor Vincenzo Baldo dell’Università di Padova e nominata ad hoc dalla Regione Veneto al fine di fare luce sulla vicenda.

Più specificamente, il citrobacter avrebbe colonizzato il rubinetto probabilmente a causa di un mancato o parziale rispetto delle misure d’igiene.

Il batterio avrebbe colpito complessivamente 96 piccoli pazienti; sarebbe responsabile, oltre che dei quattro decessi (datati rispettivamente fine 2018, novembre 2019, marzo e agosto 2020) di lesioni cerebrali permanenti in altri nove casi.

I primi controlli da parte dei vertici dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Verona erano stati avviati lo scorso gennaio ma erano stati interrotti a causa dell’emergenza Coronavirus. Il reparto di Ostetricia – Punto nascite, Terapia intensiva neonatale e Terapia intensiva pediatrica, dopo la completa sanificazione, è stato riaperto nelle scorse ore.

Il Governatore del Veneto Luca Zaia ha fatto sapere di aver dato disposizione al segretario regionale della Sanità Domenico Mantoan che il documento venga inoltrato alla Procura della Repubblica e reso disponibile per l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e per i familiari dei bambini colpiti dal batterio, in modo che possano conoscere gli esiti fin da subito. 

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