Nelle scorse settimane, Responsabile Civile ha intervistato la dottoressa Maria Cristina Gervasi, in merito al concorso bandito e completato dall’INPS tra il 2007 e il 2008 per primari medici legali. Un concorso la cui graduatoria, aveva spiegato la dottoressa, è valida fino a fine 2016 ma non viene fatta scorrere, pur in presenza di carenze di organico certificate. Carenze che vengono poi coperte con deleghe, incarichi ad interim e, prossimamente, con l’immissione di sanitari provenienti da altre amministrazioni, che difettano però della specializzazione in medicina legale.

Per far valere i propri diritti, la dottoressa Gervasi aveva proposto ricorso d’urgenza ai sensi dell’articolo 700 c.p.c., ma il giudice di primo grado aveva rigettato la sua richiesta. Oggi, alla vigilia dell’udienza collegiale di ricorso avverso il primo grado di giudizio, in programma il prossimo 8 luglio, la dottoressa ha deciso di scrivere a Raffaele Zinno, segretario nazionale del Sismla, il sindacato dei medici legali, auspicando “un pronto intervento etico e deontologico, e non in ultimo processuale laddove consentito, al fine di evitare si debba assistere ancora una volta all’umiliazione del nostro ruolo e della nostra professione“.

Nel motivare la sua richiesta, Gervasi spiega: “ritengo sia giusto e doveroso, a difesa e rispetto della nostra cultura, formazione, preparazione e professionalità, vi sia un intervento categorico e pesante del sindacato, che mai come oggi e in tale contesto trova l’opportunità di affermare la dignità del ruolo specifico del medico legale e non in ultimo della giusta istituzione della stessa scuola di specialità”.

“Oggi come oggi – ricorda ancora la dottoressa nella missiva – già la medicina legale sta scomparendo dalle ASL, inserita nell’ambito di distretti e cure primarie: si tagliano costi e si tagliano teste. Ma non è certo la ASL l’istituto che ha maggior dignità per la nostra categoria, che ha sempre visto il nostro ruolo emergere quale figura insostituibile negli istituti previdenziali e assicurativi, in primis INPS e INAIL“.

“Non chiedo aiuto oggi per me”, specifica Gervasi nelle conclusioni. La sua è invece una battaglia a difesa dell’intera categoria, e non è un caso che la lettera sia stata inviata anche all’Ordine dei medici di Roma, al quale viene pure richiesto un “intervento ai fini della tutela della professionalità della disciplina specialistica”.

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