La società fornitrice è stata inoltre condannata a liquidare anche il danno subito dal cliente per il tempo impegnato e la necessità di doversi rivolgere ad un legale

La cifra che viene addebitata sulla bolletta dell’energia elettrica non dipende solamente dai consumi ma anche dalla residenza. Per i non residenti, infatti, è prevista una maggiorazione della tariffa pari al 30%. Ma in caso di errore, ovvero se a un residente vengono fatturati in bolletta consumi per ‘non residente’, l’utente ha diritto a essere risarcito per l’importo maggiore versato e per il disagio subito.

Lo ha stabilito il Giudice di Pace di Napoli con una sentenza del 15 febbraio 2016, pronunciandosi sulla vicenda di un consumatore che aveva agito in giudizio nei confronti della società fornitrice di energia elettrica presso la propria abitazione di residenza. Nonostante, infatti, avesse stipulato un contratto di somministrazione per “uso domestico-residente”, gli erano stati conteggiati i consumi come “domestico-non residente”, come rilevato dalle bollette ricevute. Il soggetto, inoltre, aveva più volte segnalato tale errore ma nonostante ciò le bollette continuavano a essere emesse con la stessa dicitura e di conseguenza con la maggiorazione dei costi prevista.

La società aveva basato la propria difesa sulla considerazione che l’utente non aveva fornito alcuna prova del fatto che l’energia elettrica fosse stata somministrata al costo previsto per i non residenti. Il Giudice, tuttavia, ha ritenuto di dare ragione all’attore effettuando una serie di precisazioni i materia di contratti di somministrazione di energia elettrica. Nella sentenza si evidenzia come la proposta di contratto sottoscritta si riferisse a uso domestico residente; la controparte non solo non aveva dimostrato il contrario ma anzi, dalla documentazione prodotta dall’utente, aveva ammesso l’errata applicazione della tariffa dichiarando che avrebbe ricalcolato gli importi della fatturazione per l’intero periodo di vigenza del contratto.

In merito alle argomentazioni della società fornitrice – relative alla dimostrazione che l’erronea applicazione tariffaria per non residenti avesse comportato una maggiorazione degli importi delle fatture per la fornitura erogata – il Giudice ha ritenuto tale “notoria”, evidenziando come sia l’azienda erogatrice della fornitura a dover eventualmente “precisare quale sia la tariffa ridotta applicabile al residente ed a contestare la maggiorazione del 30% applicata”, dimostrando quale sia la maggiorazione esatta.

Dal momento che la società non aveva dimostrato nulla a riguardo, il giudice ha proceduto a calcolare tale maggiorazione in via presuntiva “nella misura del 30%, come indicato dall’attore e non contestato da controparte”. All’utente, inoltre, è stato riconosciuto anche il diritto al risarcimento dei danni subiti, quantificati nell’importo di €300,00 “per il tempo impegnato e la necessità di doversi rivolgere ad un legale per far valere le sue buone ragioni”.

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