‘Senza risposte sarà di nuovo sciopero l’8 e il 9 febbraio’: comunicato intersindacale spinge sul contratto di dirigenza medica e sanitaria

Con un comunicato intersindacale, viene richiesto con urgenza al Governo di occuparsi del contratto di dirigenza medica e sanitaria, questione ancora irrisolta.

A firmare la nota sono Anaao Assomed – Cimo – Aaroi-Emac – Fp Cgil Medici E Dirigenti Ssn – Fvm Federazione Veterinari E Medici – Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr) – Cisl Medici – Fesmed – Anpo-Ascoti-Fials Medici – Uil Fpl Coordinamento Nazionale Delle Aree Contrattuali Medica E Veterinaria.

L’obiettivo è chiedere all’Aran una convocazione urgente per avviare quelle trattative che ancora sono ferme, affinché si firmi il contratto di dirigenza medica e sanitaria.

“Sciolte le Camere – si legge nella nota – chiusa con nessuna attenzione alla sanità pubblica la legge di bilancio, avviata la campagna elettorale in un tripudio di promesse non finanziate, il contratto della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria del Ssn continua a segnalare un ‘non pervenuto’”.

Secondo i sindacati “non sono bastati 10 anni di blocco, una diminuzione della spesa del personale di 2,3 miliardi incassati dalle Regioni, una sentenza della Corte Costituzionale per avviare il minimo sindacale di una discussione di uno strumento necessario al governo di una organizzazione complessa come la sanità”.

Un attacco duro, quello del comunicato intersindacale, che minaccia nuovi scioperi se l’impegno del contratto di dirigenza medica e sanitaria verrà disatteso.

“Non si dimentichi, a tal proposito, che le pessime condizioni di lavoro dei medici costituiscono anche un fattore limitante nell’accesso alle cure e condizionante l’equità e l’esigibilità del diritto alla salute dei cittadini”.

“Le Regioni sfuggono all’obbligo datoriale di rispondere a un dettato costituzionale onorando i rinnovi contrattuali, dopo aver garantito i Lea (quelle che li hanno realmente garantiti) a spese dei professionisti, costretti ad un surplus di orario contrattuale non pagato e non recuperato, oltre alla negazione del loro diritto alle ferie che ormai contano arretrati cumulati di anni”, prosegue la nota.

“In mancanza di segnali di sblocco della situazione – affermano – le organizzazioni sindacali organizzeranno manifestazioni di protesta in tutte le Regioni e le Aziende Sanitarie”. Inoltre, hanno confermato la possibilità di due nuove giornate di sciopero l’8 e il 9 febbraio prossimi.

E d’altronde è da diverso tempo che i sindacati reclamano quanto chiesto.

Nel comunicato, inoltre, viene messo in evidenza come la contrattazione si stia aprendo comunque con risorse economiche irrisorie.

Risorse “cui si aggiunge il danno determinato dal congelamento del salario accessorio dei dirigenti medici, veterinari e sanitari previsto dalla cosiddetta riforma della PA”.

Infine, le Organizzazioni sindacali fanno sapere di voler mantenere lo stato di agitazione.

Pertanto, scrivono, “a partire dal 22 gennaio 2018 confermeranno in tutte le aziende sanitarie:

– il rifiuto individuale scritto di effettuare orario aggiuntivo al debito contrattuale al di fuori di quello preventivamente e formalmente concordato;

– la precedenza nell’orario contrattuale all’espletamento delle attività diagnostiche e terapeutiche rispetto a quelle burocratico amministrative;

– l’attenzione rigorosa al rispetto della normativa sull’orario di lavoro;

– la richiesta di godimento delle ferie arretrate;

– la richiesta di recupero degli straordinari accumulati e non remunerati;

– la messa in mora delle Regioni rispetto alla Sentenza della Corte Costituzionale che impone di rinnovare i contratti al personale”.

 

 

 

 

 

 

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