Per il segretario della Federazione non è sopportabile che non vengano individuate all’interno del DEF 2018 nuove opportunità di finanziamento

“Se l’attuale DEF ormai consolida che il rapporto fra spesa sanitaria e Pil inizierà a crescere solo a partire dal 2022, non è invece più sopportabile che non vengano individuate al suo interno nuove forme di investimento e opportunità di finanziamento”. Così il segretario nazionale della FIMMG, Silvestro Scotti, sul DEF 2018 approvato in settimana dal Governo.

Il segretario si riferisce, in particolare, alla defiscalizzazione sull’innovazione tecnologica e alla decontribuzione sulle nuove assunzioni. Misure ritenute necessarie per  sviluppare una medicina territoriale capace di garantire un livello di assistenza adeguato al cambiamento demografico ed epidemiologico della popolazione italiana.

Per Scotti, senza investimenti in prevenzione e potenziamento della medicina del territorio, si rischia di andare incontro ad un Paese povero e in cattiva salute.

“La mancanza di un Governo – prosegue – non permette di portare avanti scelte di natura economico-finanziaria nel breve e medio termine”. Il tutto in un Paese in cui i lavoratori sono obbligati a rimanere attivi fino al settantesimo anno di età. Una situazione in cui, peraltro, la fascia di età 60-70 è sempre più interessata dalle malattie croniche. “Dunque dobbiamo restare a lavoro più a lungo e in buona salute – sottolinea il vertice Fimmg – . Con quali costi per il nostro sistema previdenziale e sanitario, con quali nuovi modelli assistenziali?”

Il rischio è quello di un collasso della produttività, con conseguente ulteriore calo del P.I.L.  “E’ giunta l’ora di chiedersi se, dopo aver deciso, unico Paese in Europa insieme alla Grecia, di elevare oltre i 65 anni l’età pensionabile, e considerando che dopo i 65 anni l’80% della popolazione ha almeno una patologia cronica, non sia necessario per tenerli in attività intraprendere politiche tempestive di prevenzione delle più comuni patologie croniche che una volta determinatesi renderanno complicato lavorare in tarda età”.

Una situazione che, secondo Scotti, creerà il paradosso di aggravare i conti degli enti previdenziali che pagheranno in assistenza quello che apparentemente risparmiano in previdenza. Serve quindi un progetto di governo forte che consideri l’offerta pubblica di salute del SSN una forte garanzia nel controllo delle cronicità. Quest’ultima  appare l’unica soluzione per modelli previdenziali che, definendo l’arco di vita produttiva di un cittadino italiano, condizionano la produttività del Paese.

 

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