Una caduta si è trasformata in un’odissea per una donna finita in coma dopo essere stata dimessa dall’ospedale il giorno precedente

Era caduta in casa, in cucina, Maria Angela Nunzia D’Amico, la donna finita in coma dopo essere stata dimessa dall’ospedale Villa Sofia di Palermo il giorno prima.
Qui era giunta con un bernoccolo e una frattura al braccio destro.
Ed è da qui che è iniziata la sua odissea, nel momento in cui le è stato assegnato un codice verde.
“Siamo rimasti cinque ore al pronto soccorso – racconta la sorella, Rosalba D’Amico, che ha presentato una denuncia ai carabinieri – i medici hanno accertato la frattura, ma hanno deciso di non sottoporla ad accertamenti neurologici nonostante il colpo in testa. All’una e 30 di notte è stata dimessa”.
Il giorno dopo, però, la donna finita in coma dopo essere stata dimessa dall’ospedale, ha iniziato a sentirsi male.
“Vomitava e non riusciva a muovere gli arti. Aveva mancanza totale di equilibrio – aggiunge la sorella – e abbiamo chiamato il 118”.
Qui alla donna finita in coma dopo essere stata dimessa dall’ospedale è stato assegnato il codice rosso con una richiesta urgente di tac.

Ciononostante, è rimasta rimasta nella shock room per più di 2 ore, in attesa degli accertamenti clinici necessari.

Un tempo lunghissimo durante il quale, secondo la sorella, la donna ha avuto un crollo delle sue condizioni di salute senza ricevere nessun supporto da parte del personale sanitario.
Oltretutto, segnala sempre la sorella “mi è stato impedito di starle accanto anche per tranquillizzarla e tenerla sveglia”.
La tac è stata eseguita soltanto alle 15,45 circa e dopo circa 30 minuti alla sorella viene comunicato che era in atto un idrocefalo con un riversamento: la donna versava già in condizioni gravissime.
A quel punto, trasferita in rianimazione, ha subito un intervento urgente alle ore 17.30. Poi, è entrata in coma.
La donna è assistita dall’associazione Siciliae Mundi. Secondo il presidente, Loredana Novelli: “la paziente è ricoverata nel reparto di neurologia di Villa Sofia in rianimazione, i familiari ad oggi non hanno mai parlato con il primario ma solo con i rianimatori che continuano a sostenere che la paziente è in pericolo di vita”.
Dal canto suo, il Villa Sofia ribatte che la paziente è rimasta al pronto soccorso 6 ore per valutare le sue condizioni.
A dichiararlo è stato Pietro Greco, direttore sanitario dell’azienda ospedaliera Villa Sofia Cervello, sottolineando che così è stabilito nelle procedure delle linee guida.
“Stiamo chiedendo una relazione al direttore del pronto soccorso – prosegue Greco – per valutare quanto è accaduto. Ci spiace per la paziente, ma potremmo più precisi nelle prossime ore non appena avremo ulteriori notizie su quanto si è verificato e sulle indagini cliniche diagnostiche”.
 
 
 
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