Per l’Associazione dei medici e dirigenti del Servizio sanitario nazionale, solamente un forte coordinamento nazionale in capo al Ministero della Salute potrà permettere di superare con il minor danno possibile l’emergenza Coronavirus

Regioni ed Aziende sanitarie non pensino “di scaricare sulle spalle dei soli medici ospedalieri il peso di una organizzazione emergenziale alla quale devono partecipare tutti i settori della medicina pubblica”.  E “comincino con l’assicurare una comunicazione tempestiva e puntuale, anche sul cronoprogramma organizzativo, a tutti i soggetti coinvolti, i quali non possono essere lasciati senza indicazioni ufficiali, anche sulla quarantena fiduciaria, o segregati senza generi di prima necessità”.

Lo afferma l’Anaao Assomed in relazione all’emergenza Coronavirus nell’esprimere la propria sincera vicinanza ai cittadini colpiti da Covid-19, ai familiari di quelli deceduti e a tutti i colleghi particolarmente esposti nello svolgimento del proprio dovere. “Il nostro pensiero – fa sapere l’Associazione dei medici e dirigenti del Ssn va, soprattutto, a coloro che operano nelle strutture direttamente coinvolte nel contenimento dell’epidemia, i quali “con grande senso di responsabilità e attaccamento al servizio, in alcuni casi con atti di vero eroismo, sopperiscono a inevitabili problemi organizzativi e perfino ad ingiustificabili ritardi, ed omissioni, da parte delle amministrazioni interessate”.

Per l’organizzazione sindacale, tutti gli operatori stanno, con abnegazione, dando il massimo in una situazione che era già prossima al collasso, a causa delle “disastrose politiche di risparmio adottate negli ultimi 10 anni”, che “hanno comportato una gravissima carenza di personale e di posti letto”, il cui impatto oggi “rischia di indebolire la risposta ai casi più gravi della sindrome Covid-19 che richiedono un supporto ventilatorio”.

Non è ammissibile, in particolare –  sottolinea l’Anaao – la mancanza di idonei DPI (Dispositivi di protezione individuale), adducendo un esaurimento scorte da industria manufatturier, o di una strutturazione di triage pre-ospedaliero, con ambulanze dedicate e spazi idonei “distinti e separati” dai PS, che contrasti il fenomeno di accesso “spontaneo” da parte di pazienti con sintomi respiratori per prevenire l’ovvio pericolo di diffusione del contagio in ambienti sovraffollati. Un solo malato ha fatto chiudere un ospedale ed ha contagiato cinque tra medici ed infermieri.

Inoltre, per l’Associazione, servono anche risorse aggiuntive di personale, sia perché il tempo richiesto a trattare un caso sospetto potrebbe andare a scapito della gestione ordinaria, con code e criticità pericolose, sia perché è utile ridurre l’attesa per l’esito dei tamponi.

“L’evento epidemico – prosegue il Sindacato – dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che solo un Servizio Sanitario Nazionale può essere la risposta valida alla tutela della Salute dell’intera popolazione. In questi casi non c’è sanità privata che tenga. Tantomeno, la frammentazione legata all’esasperazione delle autonomie regionali, perché non esiste una risposta lombarda, veneta, piemontese o emiliano-romagnola alle criticità sanitarie che coinvolgono intere nazioni se non continenti. Solo un forte coordinamento nazionale in capo al Ministero della Salute, garante di indirizzi univoci evidence based, forniti dagli studiosi e dalle organizzazioni competenti, nazionali e internazionali, potrà permettere di superare con il minor danno possibile eventi del genere”.

 Leggi anche:

CORONAVIRUS, SMI: ALZARE MISURE DI SICUREZZA PER I MEDICI

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui