Il medico avrebbe prospettato ai genitori dei bimbi la necessità di effettuare degli esami inutili, proponendosi di eseguire egli stesso gli accertamenti a pagamento in regime intramoenia

Avrebbe chiesto a genitori di bimbi nati prematuri somme di denaro per effettuare esami inutili sui loro figli. Sulla base di tale ipotesi la Procura della Repubblica di Palermo ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di un medico in servizio presso il Reparto di Neonatologia dell’ospedale di Catania.

Sarebbero quattro, al momento, i presunti episodi concussivi, due consumati e due tentati, finiti nel mirino della magistratura. I fatti risalgono al periodo compreso tra settembre e ottobre del 2019. Il camice bianco, nello specifico, dopo avere effettuato i controlli di routine a spese del servizio sanitario nazionale, avrebbe prospettato ai genitori dei neonati la necessità di effettuare delle ecografie cerebrali, che in realtà sarebbero state del tutto superflue.

Inoltre, facendo leva sulla preoccupazione ingenerata, avrebbe intimato ai genitori stessi di eseguire tali accertamenti in regime intramoenia, corrispondendogli, quindi, delle somme di denaro.

La misura dei domiciliari, secondo gli investigatori, avrebbe consentito di interrompere tempestivamente le condotte criminose poste in essere dal neonatologo. Nel frattempo prosegue l’attività degli inquirenti per accertare eventuali ulteriori casi.

Il medico, peraltro, già in passato aveva avuto a che fare con la giustizia. Era infatti stato indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla morte, nel 2015, di una bimba deceduta poco il parto. La piccola, venuta alla luce in una clinica privata del capoluogo etneo, aveva avuto una crisi respiratoria e le sue condizioni richiedevano il ricovero in un reparto di terapia intensiva prenatale. Ma a Catania non c’erano posti e così la struttura sanitaria aveva messo a disposizione della famiglia un’ambulanza per il trasferimento a Ragusa. Durante il tragitto, tuttavia, la neonata era deceduta. Il dottore, all’epoca in servizio, in una delle Utin catanesi, era poi stato prosciolto dal Gip.

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