La procedura prevede il posizionamento di un apposito ombrellino nell’auricola sinistra del cuore dei pazienti affetti da fibrillazione atriale evitando la fuoriuscita di coaguli che possono arrivare al cervello determinando l’ictus

Una tecnica innovativa per la prevenzione dell’ictus da fibrillazione atriale è stata messa a punto presso l’Unità Operativa di Cardiologia diagnostica e interventistica della Fondazione C.N.R. “ G. Monasterio” di Massa e di Pisa.

La validità di questa nuova metodica è stata ‘certificata’ dalla prestigiosa rivista nord Americana JACC cardiovascular intervention che ha pubblicato i dati del Registro Nazionale Italiano relativo agli interventi trans catetere di chiusura dell’auricola sinistra per la prevenzione dell’ictus da fibrillazione atriale. Nell’articolo viene messa a fuoco l’innovativa tecnica operatoria che consente di condurre l’intervento in modo completamente mininvasivo in anestesia locale.

L’auricola sinistra – spiega la Fondazione C.N.R. “ G. Monasterio” – è una ‘sacca’ dell’atrio sinistro del cuore. Fa parte della normale anatomia dell’organo e normalmente, ad ogni battito, si contrae e si svuota del suo contenuto di sangue. Tuttavia, nei pazienti affetti da fibrillazione atriale, la struttura perde tale capacità e diventa la più importante sede di formazione di coaguli.

Si stima che nei pazienti affetti dalla patologia circa il 90% dei coaguli si formi proprio nell’auricola sinistra. Questi coaguli possono fuoriuscire dall’auricola, entrare nel circolo sanguigno, arrivare al cervello e determinare l’ictus.

“L’intervento consiste nel posizionare un apposito ombrellino nell’auricola sinistra chiudendone completamente l’imbocco”.

A spiegarlo è il dott. Sergio Berti, Direttore dell’Unità Operativa di Cardiologia diagnostica e interventistica. In tal modo si evita la fuoriuscita dei coaguli.

“L’intervento di chiusura dell’auricola sinistra – continua Berti – è usualmente eseguito in anestesia generale per la necessità di posizionare una sonda ecografica nell’esofago. L’innovazione tecnologica consiste soprattutto nell’utilizzare una sottile sonda ecografica di pochi millimetri avanzata attraverso una vena fino al cuore (ecocradiografia intra cardiaca). Tale dispositivo permette di ‘vedere’ il cuore dal suo interno e guidare in modo molto preciso l’intervento. Il paziente è completamente sveglio e non percepisce alcun fastidio. Evitare l’anestesia generale significa minor disagio per il paziente e minor durata dell’intervento”.

Il recupero è solitamente rapido e senza inconvenienti. Molti pazienti sono dimessi dall’ospedale entro 24 ore dalla procedura con la programmazione di visite di controllo periodiche ambulatoriali. “Naturalmente – sottolinea Berti – non è più necessario assumere terapia anticoagulante per il resto della vita”.

 

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