La modifica dell’incipit dell’ormai noto “Comma 566”, la Fnomceo lo chiede da tempo, da quando, con un vero “strappo di metodo e di merito” il comma fu inserito nella Legge di Stabilità 2015, approvata con un voto di fiducia.

Non si placa l’ira dei camici bianchi che lo scorso 16 dicembre sono scesi in piazza con lo slogan “Salvare il servizio sanitario nazionale” per denunciare tagli alle prestazioni verso i cittadini, la privatizzazione del servizio sanitario nazionale, il mancato rispetto dell’orario di lavoro stabilito dalle norme Ue e la sospensione dell’emendamento per le assunzioni del personale sanitario. Oggi è la volta della Fnomceo (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) che con una lettera al Ministro Lorenzin chiede ancora una volta la modifica del “Comma 566”.

Ma cosa c’è scritto in questo fatidico “Comma 566”? ecco:  “Ferme restando le competenze dei laureati in medicina e chirurgia in materia di atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia, con accordo tra Governo e Regioni, previa concertazione con le rappresentanze scientifiche, professionali e sindacali dei profili sanitari interessati, sono definiti i ruoli, le competenze, le relazioni professionali e le responsabilità individuali e di équipe su compiti, funzioni e obiettivi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione, anche attraverso percorsi formativi complementari. Dall’attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.

In sostanza, il comma ridefinisce le competenze professionali dei sanitari, nello specifico la possibilità di crescita professionale e il riconoscimento di un albo per infermieri, ostetriche, tecnici di radiologia medica, riabilitatori, tecnici sanitari e della prevenzione e così via, per un totale di circa 600mila professionisti della sanità.

 Ma la Presidente della Fnomceo, Roberta Cherservanti non ci sta: «Non significa, che non sia nostra intenzione continuare a lavorare, come abbiamo sempre fatto, in sinergia con le Professioni sanitarie, in quello stesso clima di cooperazione e comunicazione che caratterizza le nostre attività quotidiane. Né significa – poiché non lo siamo mai stati -, che siamo contrari allo sviluppo di competenze delle Professioni sanitarie, con i conseguenti riconoscimenti di carriera ed economici».

«Ciò che non ci stanchiamo di ribadire – incalza la presidente – è che non può essere superato il ruolo di leadership funzionale del medico nei processi e nelle attività di diagnosi e cura. Una leadership che si poggia sulle competenze acquisite nel corso di lunghi e complessi iter formativi e che, in ogni caso, è volta a garantire l’unitarietà, l’armonia, la qualità, la sicurezza e l’efficacia degli esiti dell’intero processo clinico – assistenziale, non negando, ma anzi valorizzando, le molteplici autonomie». «In altre parole – conclude Chersevani – il Medico, in un’equipe, deve essere come il Direttore d’orchestra: coordina, dà il tempo e l’andamento, crea armonia, ma poi sta ad ognuno suonare il suo strumento».

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