Disposta la nomina di un collegio peritale per chiudere il processo che vede un ginecologo a giudizio per lesioni colpose dopo un intervento di fecondazione assistita che ha portato alla sterilità di un’aspirante mamma

Dalla speranza a diventare genitori alle aule di Tribunale. E’ quanto accaduto a una coppia che si era rivolta a una struttura privata del viterbese, per un intervento di fecondazione assistita. La vicenda vede un ginecologo a giudizio per lesioni colpose.

La donna, infatti, nel giro di poche settimane era rimasta sterile. A causa di una setticemia aveva dovuto subire l’asportazione delle tube e dell’ovaio sinistro. L’ovaio destro le era stato già asportato negli anni precedenti, in seguito una gravidanza extrauterina. Era infatti dal 2003 che provava a rimanere incinta naturalmente, ma senza successo.

L’ambulatorio del centro viterbese, che all’epoca non aveva tutte le autorizzazioni necessarie, fu sequestrato dai Nas. A maggio del 2016, invece, aveva avuto inizio il processo per lesioni colpose al ginecologo che aveva seguito gli aspiranti genitori, costituitisi parte civile.

Stando alla ricostruzione del sito tusciaweb, il camice bianco non sarebbe stato autorizzato a esercitare la professione fuori della Asl. Secondo la tesi dell’accusa, inoltre, la coppia non sarebbe stata informata dei rischi dell’intervento, per il quale, peraltro, non sarebbe stato firmato alcun consenso.

Al marito, per raccogliere lo sperma, sarebbe stata data una siringa già aperta. Lo studio, inoltre, non avrebbe avuto alcun archivio o cartelle cliniche; né tantomeno sarebbe stato provvisto dell’adeguata strumentazione a norma di legge. Non ci sarebbero stati né centrifuga, né termostato e i ferri chirurgici sarebbero stati tenuti dentro il cassetto di un mobile.

Quando la donna è arrivata in Ospedale con febbre alta, il medico l’avrebbe tranquillizzata dicendole che era normale.

Dopo meno di un mese, tuttavia, la paziente si era recata in una struttura della capitale; qui non era stato possibile fare altro che procedere alla sterilizzazione, con l’asportazione dell’unico ovaio rimasto.

Prima di chiudere il processo, il Giudice ha accolto la richiesta di disporre una perizia super partes. Un’esigenza dettata dalle contrapposte conclusioni cui sono giunti i consulenti della difesa e dell’accusa. La super consulenza, come preannunciato dal magistrato, sarà affidata a un collegio peritale composto da un ginecologo, un infettivologo e un medico legale.

Gli esperti saranno nominati il prossimo 25 maggio e avranno il delicato compito di “verificare i profili di colpa contestati all’imputato, nonché il nesso di causalità tra gli stessi e le lesioni oggetto dell’imputazione.

 

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