È sufficiente un’iniezione a settimana e il paziente potrà dire basta alle continue trasfusioni di sangue

Per i 3.000 italiani malati di una particolare forma di anemia – l’anemia da sindromi mielodisplastiche -potrebbe cambiare la vita semplificandosi di molto. Sostituire le continue e frequenti trasfusioni di sangue con un’unica iniezione settimanale che può fare da solo a casa propria.
Il farmaco ‘Highlander’ è composto da epoetina alfa originator. ‘Immortale’  in quanto si tratta di uno dei primi farmaci biotech introdotti trent’anni fa e che ora si è scoperto essere efficace anche verso questa patologia.
Presentati a Madrid al Congresso dell’Associazione europea di ematologia (Eha) i dati che hanno permesso di usare questo farmaco nel trattamento dell’anemia nei pazienti colpiti da sindromi mielodisplastiche, a rischio basso medio di progressione verso una leucemia (il 75% del totale).
Al termine dell’iter burocratico il farmaco potrà presto essere impiegato anche in Italia.
Usata da oltre 30 anni epoetina è anche il primo farmaco approvato per l’anemia da sindromi mielodisplastiche e consentirà ai pazienti con queste particolari sindromi di fare a meno delle trasfusioni, tenendo però l’emoglobina stabile nel tempo e senza effetti collaterali da sovraccarico di ferro tipici proprio delle trasfusioni, risolvendo così l’anemia.
“Nelle sindromi mielodisplastiche – spiega Agostino Cortelezzi, ematologo dell’Università di Milano e direttore dell’Unità di Ematologia del Policlinico di Milano – il midollo osseo non funziona più a dovere e di conseguenza il sangue è povero di globuli rossi. Una forte anemia è fra le principali conseguenze e può essere pericolosa, perché riduce la funzionalità di cuore e cervello e le prestazioni fisiche più semplici, come camminare o salire le scale, aumentando il rischio fratture”.
Il direttore prosegue specificando però di possedere ora  “un’arma potente, un ‘farmaco-mago’ che cambia drasticamente la qualità di vita dei pazienti, che hanno un’età media di 65 anni. Senza contare la facilità di gestione, che elimina la necessità di andare in ospedale, fare gli esami per la trasfusione e sottoporvisi poi per 2-3 ore”.
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