E’ un caso particolare transatto per volontà del paziente. In questa storia si possono evidenziare tre errori sui quali mi piacerebbe aprire un contraddittorio con avvocati e medici legali e neurochirurghi.

Premesso che siamo riusciti a transare, esistono tre vizi nell’operato dei medici:

  • Difettosa informazione: che va dall’aver promesso la guarigione clinica alla effettuazione personale dell’intervento. In questa faccenda si è anche dimostrato come un ctu medico legale possa esprimersi ex post su un fatto giuridico (anche se non gli compete!) com’è quello relativo al consenso ottenuto dal paziente partendo da dati scientifici;
  • Superficiale valutazione delle comorbilità del paziente nel pre-operatorio che hanno negativamente influenzato la decisione chirurgica;
  • Esecuzione dell’intervento.

Nasce spontanea una riflessione sull’importanza dell’informativa data al paziente prima di eseguire una qualsiasi terapia:

  • È necessario che il paziente sappia che guerra dovrà combattere a causa della propria infermità?

Noi rispondiamo positivamente e invitiamo tutti, medici e pazienti, a essere consci seriamente di quello che si fa in termini, soprattutto, della convenienza di fare/sottoporsi ad una terapia medica specie se chirurgica: ma si è veramente coscienti del rapporto rischio/benefici dell’atto medico?

Ecco questo è il punto di svolta dell’attività medica: sapere sempre se conviene attuare quello che si è pensato di fare! Il tutto per un semplice motivo: la tutela del diritto alla salute.

Di seguito la storia del paziente e l’allegato della relazione tecnica fatta a tutela dello stesso dai nostri tecnici forensi

Leggi la relazione tecnica dei nostri esperti

Il sig. V. M. dal mese di dicembre dell’anno 2003 lamentava ipostenia ingravescente agli arti inferiori nonché coxalgia dx. Eseguiva pertanto una mielografia e una mielo-TC in data 14.10.2004 che dimostrava difficoltà di passaggio del mezzo di contrasto che scorreva maggiormente lungo la paramediana di sn, delineando un ampio difetto di riempimento sulla paramediana anteriore dx. L’estensione di tale comparto andava  da T3-T4 fino a T7. Il controllo a 24 ore con TC evidenziava peraltro opacizzazione anche di tale distretto, riconducibile a cisti intramurale con meccanismo di riempimento a valvola del comparto subaracnoideo.

Veniva quindi deciso il ricovero in Ospedale dove, in data 24.11.2004, veniva eseguito intervento chirurgico di laminectomia ed apertura e svuotamento cisti.

 In data 13.12.2004 veniva disposto il trasferimento presso la riabilitazione. Presso tale struttura il pz palesava paresi della muscolatura degli arti inferiori e vescica neurologica; era infatti in grado di deambulare per brevi tratti con l’ausilio di un deambulatore e l’utilizzo di una molla di Codivilla a dx. La RM cervico-dorsale del 02.02.2005 manifestava la persistenza di alterazioni diffuse del midollo dorsale con cavità siringomielica dorsale e verosimili aderenze midollari col sacco durale. Il 02.03.2005 il dr. A. C. certificava l’aggravamento del pz affermando: “Ora è paraparetico grave più a dx, con apertura bilaterale. Muove dita piede sn, solleva poco il piede, meno a dx. Non solleva la gamba dx. Ipertonia muscolare.”. Anche in data 19.03.2005 il dr. P. C. certificava: “Operato il 24.11.2004 per cisti aracnoidea dorsale presso la neurochirurgia. Esitava paraparesi con sporadicità parzialmente controllata […]”. Nonostante l’intensa riabilitazione praticata presso l’Ospedale, alle dimissioni risultava una paraparesi con deficit motorio prevalente a dx distale (a livello prossimale si segnala invece marcata ipostenia sui glutei), […] La marcia paraparetospastica avveniva con l’ausilio di due appoggi antibrachiali […]”.

Il perdurare dell’invalidità portava i sanitari a consigliare l’uso della carrozzina. Nonostante i ripetuti controlli e ricoveri, il paziente non mostrava segni di sostanziale miglioramento. Ad oggi il paziente è sulla sedie a rotelle ed evidenzia un tono dell’umore depresso.

 
 

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