I sindacati  compatti su trasformazione  Art. 22 Patto per la salute in ddl delega  e rinnovo  contratti

“Ministero e Regioni hanno eluso ogni tentativo di modifica sostanziale del sistema formativo, per riproporre l’accesso al SSN di medici senza specializzazione, con l’obiettivo, neppure tanto mascherato, di avere forza lavoro sottopagata per coprire i turni di guardia”. Questa la denuncia dell’Intersindacale Medica, Veterinaria e Sanitaria che si schiera compatta chiedendo a Governo e Regioni di capire quale destino vogliano riservare al Ssn, ed ai professionisti che operano al suo interno.

I sindacati si riferiscono in primo luogo al confronto in merito all’art. 22 del Patto per la Salute tra il Ministero e le Regioni “che hanno, di fatto, eluso ogni tentativo di modifica sostanziale del sistema formativo, per riproporre l’accesso al SSN di medici senza specializzazione, con l’obiettivo, neppure tanto mascherato, di avere forza lavoro sottopagata per coprire i turni di guardia”. Inoltre, le Regioni avrebbero richiamato il Ministro Lorenzin a riportare la discussione sull’art. 22 nell’alveo istituzionale, “negando ogni ruolo ai sindacati medici, ancora in attesa di una risposta alla richiesta di incontro da tempo inoltrata alla Commissione Salute”.

L’Intersindacale ribadisce quindi i suoi obiettivi: assicurare i migliori livelli di prevenzione e assistenza sanitaria ai cittadini, partendo dall’inversione delle politiche di definanziamento del SSN, fermando l’arretramento della sanità pubblica che va a discapito dei cittadini, cui viene negato un diritto, e dei professionisti, destinatari di un finanziamento contrattuale al massimo ribasso e di un peggioramento delle condizioni di lavoro; prosciugare la palude del precariato e dei contratti atipici, creata dalle Regioni, e garantire il turn over del personale medico, veterinario e sanitario, anche al fine di assicurare il trasferimento di preziose competenze professionali; mettere a punto un modello organizzativo che realizzi in maniera contestuale una reale integrazione ospedale-territorio, in un percorso di continuità assistenziale in cui i due settori siano considerati come parti diverse ma non separate di uno stesso sistema; aprire il confronto sulla definizione di standard di personale, o livelli essenziali organizzativi, validi per tutto il territorio nazionale; garantire la applicazione piena ed omogenea della normativa in tema di orario di lavoro.

Per i sindacati, inoltre, non può essere rimandato oltre il tema del rinnovo della Convenzione e del Contratto di lavoro della dirigenza e pertanto occorre  “fare chiarezza sulle disponibilità economiche, nonché sul mantenimento dell’integrità dei fondi per la parte accessoria degli stipendi, evitando il rischio di cumulare una sottrazione sostanziosa con un finanziamento esiguo”.

“L’Intersindacale – chiarisce una nota congiunta – ha accettato di non irrigidire e di razionalizzare le proprie molteplici rivendicazioni, ha favorito la riorganizzazione dei servizi di molte Regioni, ha sopportato l’eclissi di corrette relazioni sindacali. Grazie ad una volontà comune di trovare soluzioni in un campo reso difficile dalle oggettive condizioni economiche, dove molti si affacciano e opportunisticamente giocano di rimessa. E’ tempo che le promesse fatte dal Governo nella Sala Verde di Palazzo Chigi il 9 marzo trovino attuazione, iniziando, quanto prima, dalla trasformazione, che tocca al Ministro Lorenzin, della sintesi largamente condivisa sull’art. 22. in un disegno di legge delega”.

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