Alla donna, giunta al quarto mese di gravidanza, era stata riscontrata la presenza di una massa intracardiaca che metteva a rischio la sua vita e quella della bambina. L’intervento chirurgico era l’unica via percorribile

Strappate alla morte grazie a un intervento chirurgico mai eseguito prima in Italia e con pochissimi eguali nel mondo. E’ la storia a lieto fine di una mamma 37enne e della piccola che porta tuttora in grembo.

La donna si era sottoposta a un controllo presso il Centro per le gravidanze a rischio del Policlinico Federico II di Napoli, con una diagnosi in entrata di possibile infezione virale al quarto mese di gravidanza.

Gli accertamenti eseguiti nell’Unità Operativa Complessa di Cardiologia, Emodinamica, UTIC, avevano evidenziato un quadro clinico preoccupante. In particolare l’esame ecografico aveva portato alla scoperta di una massa intracardiaca che minacciava la vita della donna e della piccola.

La risonanza magnetica aveva poi ridotto il campo delle possibilità a due ipotesi: un tumore cardiaco o un grande trombo intraventricolare, con il grave rischio di infarto e di embolia.

Le terapie non chirurgiche non avevano portano i frutti sperati. Da li la decisione di prendere l’unica strada percorribile, quella di operare. Una scelta drammatica – sottolineano dalla struttura fredriciana – in quanto salvare la mamma poteva voler dire dover rinunciare alla gravidanza e spegnere la vita della piccola ancor prima che venisse al mondo.

Grazie anche al coraggio della gestante, pronta a mettere a rischio la propria esistenza pur di far nascere la sua bambina, gli specialisti della struttura sanitaria partneopea hanno optato per un intervento mai realizzato prima, ricorrendo alla circolazione extracorporea.

“Dovevamo operare la madre – spiegano i medici – facendo sopravvivere la bimba nonostante la privazione della normale circolazione sanguigna fornita dal battito cardiaco della mamma. Una procedura chirurgica da pianificare partendo da zero”. Il tutto minimizzando l’incisione per ridurre l’esposizione del feto agli stress chimici, fisici e traumatici e senza tralasciare l’importanza di seguire al secondo i tempi operatori.

Dopo un enorme lavoro di pianificazione, nei primi giorni di gennaio la paziente è stata portata in sala operatoria, alla presenza di ben tre equipe: i cardiochirurghi e gli anestesisti-rianimatori per la materiale esecuzione dell’intervento, e i ginecologi , pronti ad intervenire in caso di aborto o emorragia uterina.

Alla fine tutto è andato per il meglio, la massa (una formazione trombocita) è stata rimossa e il cuore della paziente rimesso nelle condizioni di funzionare regolarmente.

Attualmente in follow up presso il Policlinico, la mamma darà alla luce la sua bimba con l’arrivo della primavera, scegliendo per lei il nome di Vittoria.

“Dalla prima visita ad un intervento straordinario – commenta il direttore generale Anna Iervolino –  questa mamma ha visto rinascere le sue speranze di vita e quelle della bimba che aveva in grembo. Risultati come questo non si possono ottenere senza grandi professionalità, né senza una straordinaria capacità di coordinamento tra le diverse unità operative”.

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