Il Tribunale di Torino non ha ritenuto verosimile la versione fornita da un’infermiera circa le accuse mosse a un collega in quanto “non ha tradito quella emotività che pur doveva suscitare in lei la violazione della sua persona”

Il Tribunale di Torino ha assolto, perché il fatto non sussiste, un operatore della Croce rossa denunciato da una collega per presunti abusi sessuali sul luogo di lavoro. Secondo quanto riportato dal Giudice nelle motivazioni della sentenza, la donna non avrebbe “tradito quella emotività che pur doveva suscitare in lei la violazione della sua persona”. La vittima, in particolare, aveva solo detto “basta”, ma non aveva urlato e non aveva chiesto aiuto.
La donna, che lavorava come infermiera con un contratto interinale, ora dovrà rispondere del reato di calunnia, in quanto la sua versione dei fatti non è stata ritenuta ‘verosimile’. Nelle motivazioni si legge ancora che la vittima “non grida, non urla, non piange e pare abbia continuato il turno dopo gli abusi”. Inoltre, evidenzia ancora il Giudice, la donna non “riferisce di sensazioni o condotte molto spesso riscontrabili in racconti di abuso sessuale, sensazioni di sporco, test di gravidanza, dolori in qualche parte del corpo”.
Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera la donna avrebbe un’infanzia segnata dagli abusi da parte del padre, e lei stessa quando è stata sentita durante il dibattimento aveva spiegato che quel collega, più anziano, le ricordava il padre, spiegando come la mancanza di emotività rilevata dal Tribunale derivasse dalla sua tendenza a bloccarsi di fronte alle persone troppo forti. L’imputato, che secondo la versione della parte lesa l’avrebbe costretta a presunti rapporti sessuali “come pegno per poter continuare a lavorare” ed evitare turni scomodi, non ha mai negato i palpeggiamenti e alcune effusioni, ma ha sempre sostenuto che la collega fosse consenziente, respingendo inoltre l’accusa di averla minacciata.
Secondo il Pubblico ministero, che ora valuterà la possibilità di ricorrere in appello, l’uomo invece avrebbe “approfittato della fragilità della vittima e del suo ruolo di indubbia supremazia nella Croce rossa”. Il fatto che la vittima abbia tenuto a lungo il silenzio su quanto accaduto, secondo il magistrato, “non significa che non sia attendibile nel raccontare cosa le è stato fatto”.

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