Lobectomia superiore DX . Il paziente lamenta un ritardo diagnostico che avrebbe aggravato la patologia e la prognosi di carcinoma surrene destro (Tribunale Reggio Calabria, Sentenza n. 752/2021 del 26/05/2021) .

Lobectomia superiore DX  veniva praticata a seguito del ritardo diagnostico dell’ospedale di Reggio Calabria . Il paziente cita a giudizio la Struttura deducendoo che veniva curato per addensamento parenchimale del lobo superiore dx. Successivamente si ercava presso l’Azienda Ospedaliera di Catania, dove veniva dimesso con diagnosi definitiva di : Carcinoide LSDX. A seguito degli eventi il paziente riportava una importante patologia neurologica di tipo ansioso depressivo che influiva sul piano comportamentale nella vita di relazione.

L’attore lamenta, quindi, la sussistenza della responsabilità dell’ente ospedaliero di Reggio Calabria e dei Sanitari per l’errata o omessa diagnosi che aveva provocato l’aggravarsi della patologia con la conseguente necessità di un intervento chirurgico radicale (lobectomia superiore destra), ampiamente demolitore, determinando una condizione di rischio maggiore di recidiva e di metastasi, con le implicazioni neurologiche ed economiche conseguenti.

La CTU disposta nel corso del giudizio accerta: : “che i sanitari abbiano espletato le indagini di laboratorio,la Tac e non abbiano potuto far eseguire la broncoscopia richiesta per cause non riconducibili a loro responsabilità. Gli esami di laboratorio, la tac e la broncoscopia con eventuale biopsia costituiscono i cardini di ciò che dappertutto viene eseguito in presenza del sospetto di questa patologia. 2)Il paziente si ricovera in un Reparto di Malattie Infettive per febbre di n.d.d. e i protocolli eseguiti sono congrui per la ricerca della causa sino all’attenzione sull’apparato respiratorio con diagnosi ritardata ( o omessa se si vuole o incompleta ) per la mancata esecuzione della broncoscopia in anestesia (il paziente si autodimette). Non rilevo elementi di imperizia, imprudenza, e negligenza da parte dei sanitari. 3)La patologia insorta dopo le dimissioni è datata 19/7/2010 (oltre tre anni dopo l’intervento chirurgico) ed è rappresentata da disturbi di natura psichiatrica non secondari certamente al comportamento dei medici del Reparto di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera di Reggio né dei medici consultati. Non rilevo postumi diversi da quelli eventualmente ricollegabili alla patologia. L’eventuale ritardo nella diagnosi e nell’intervento, considerato il tipo di patologia poi riscontrato , non ha causato alcun danno. .. : l’attività dei sanitari è stata ad ampio raggio con una richiesta varia di esami quali la Mantoux ed altri ma in realtà, in data 12/4/2007, quindi 2 giorni dopo il ricovero fu eseguita una T.A.C. del torace il cui referto recitava “presenza di esteso addensamento parenchimale apicale sottoclaveare dx, che presenta margini sfumati con caratteristiche di tipo infiammatorio …. le caratteristiche di un addensamento esteso del polmone non sono chiaramente tipiche di una patologia rispetto ad altre ma evidenziano una sofferenza (polmonite o neoplasia che sia) che va indagata e controllata. E’ evidente nel comportamento dei sanitari l’idea comunque di ampliare il ventaglio diagnostico ad altri organi e viene eseguita una Tac encefalo. Certamente si è perso qualche giorno prima di virare con fermezza verso un controllo più accurato della patologia polmonare. …. il 15/4/2007 veniva predisposta l’esecuzione di esame citologico dell’ espettorato (non eseguito per scarsa produzione da parte del paziente) e in data 18/4/2007, l’ esame cardine per la patologia poi riscontrata, ossia la broncoscopia. …….purtroppo il paziente è intollerante e non effettua il bronco lavaggio ed i sanitari decidono di fare eseguire la broncoscopia in anestesia. Il 22/4/2007 il paziente esce contro il parere dei sanitari e si reca a Catania per i primi contatti con il Chirurgo Toracico. Il 23 ed il 24 aprile prima delle sue dimissioni volontarie, esegue due Rx Torace che sono negativi cosi come lo è quello eseguito giorni dopo a Catania. Esce , quindi ,contro il parere dei sanitari, con diagnosi di addensamento polmonare e infezione delle vie urinarie senza eseguire la broncoscopia richiesta in anestesia… In merito al valore sierologico dell’NSE…..un aumento di NSE si riscontra pertanto in caso di neuroblastoma, feocromocitoma, carcinoma mammario, tiroideo, midollare, bronchiale, gastro intestinale e prostatico. Ciò spiega come il valore aumentato di questo enzima era assolutamente insufficiente a far subito diagnosi anzi aumentava la difficoltà diagnostiche costringendo i sanitari a richiedere anche una Tac encefalo…..E’ comunque da escludersi qualsiasi nesso causale tra il prospettato ritardo nella diagnosi e nell’intervento, e l’aggravarsi della patologia”.

Ebbene, osserva il Tribunale, “ è vero che vi fu un lento procedere verso la diagnosi , è anche vero tuttavia che l’esecuzione della broncoscopia richiesta e non effettuata, certamente non per colpa dei sanitari, avrebbe consentito la corretta diagnosi. Le dimissioni volontarie del paziente, contro il parere dei sanitari, hanno impedito l’esecuzione della broncoscopia già programmata in anestesia “.

Infine, con riguardo ai disturbi psichici lamentati dal paziente il Consulente ha evidenziato: “La patologia insorta dopo le dimissioni è datata 19/7/2010 (oltre tre anni dopo l’intervento chirurgico) ed è rappresentata da disturbi di natura psichiatrica non secondari certamente al comportamento dei medici del Reparto di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera di Reggio né dei medici consultati.”

Il Tribunale condivide le conclusioni raggiunte dal Consulente d’Ufficio e rigetta la domanda del paziente, dichiarando assorbite le questioni poste dai convenuti.

Avv. Emanuela Foligno

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