Perforazione della parete dello stomaco non diagnosticata, provoca il decesso della paziente (Tribunale di Milano, Sez. I, Sentenza n. 890/2022 pubbl. il 02/02/2022-RG n. 59616/2018 – Repert. n. 1258/2022 del 02/02/2022).

Perforazione della parete dello stomaco non diagnosticata è quello che i familiari della paziente deceduta contestano alla Struttura e al Sanitario e instaurano il procedimento civile allo scopo di ottenere il ristoro dei danni, essendo la responsabilità accertata dal procedimento penale.

La donna si presentava al Pronto Soccorso perchè accusava forti dolori addominali e problemi di stipsi e il Medico, senza attendere il referto della radiografia la dimetteva diagnosticando stipsi ostinata e consigliandole quale terapia una alimentazione con fibre vegetali ed idratazione adeguata.

Il giorno successivo la donna decedeva per perforazione della parete dello stomaco.

Il Tribunale di Milano, V Sezione Penale, dichiarava il Sanitario responsabile del reato di omicidio colposo e lo aveva condannato, in solido con la Struttura a risarcire il danno cagionato ai familiari della vittima rimettendo le parti davanti al Giudice civile per la quantifica

Il Giudice ricostruisce la vicenda attraverso le sentenze penali e la CTU.

“La paziente è stata dimessa dal PS ed inviata al Medico di famiglia per il proseguimento delle cure con le indicazioni di alimentarsi con fibre vegetali e adeguata idratazione; X -Prep sciroppo, 2 cucchiai eventualmente ripetibili il giorno successivo; dal verbale di P.S., non risulta che la paziente abbia sottoscritto una richiesta di autodimissioni volontarie e/o la necessità di ritirare all’istante l’indagine radiologica eseguita. Dall’ampia documentazione (anche penale) esaminata sembra che la signora avesse lasciato il numero telefon ico di casa, (a cui rispondeva una segreteria) aggiungendo che, data la vicinanza della sua abitazione sarebbe tornata nel pomeriggio a ritirare il referto; Il referto radiologico, formulato alle ore 10:03 del 12/12/2011, così riportava: falda di aria in sede sottodiaframmatica destra (aria libera? interpositio coli?); necessaria valutazione TC senza mdc. Non livelli idroaerei . La visione della radiografia dell’addome, senza mdc, evidenziava la presenza di una falda di aria libera in sede sottodiaframmatica destra, segno di una perforazione viscerale in atto”.

Il CTU ha accertato: “…….le criticità riscontrate nel comportamento del sanitario di turno possono essere sintetizzate: incompletezza dello screening diagnostico della paziente; – dimissioni affrettate, imprudenti, anche se pare insistentemente chieste dalla paziente per motivi di lavoro, senza aver completato l’iter diagnostico e senza attendere il referto della radiografia, o peggio, avendola visionata; mancanza di sottoscrizione da parte della paziente della volontà di autodimissione. Nel caso che il sanitario abbia visionato la radiografia si deve necessariamente rilevare imperizia per l’evidenza del quadro che depone francamente per una perforazione viscerale (…stipsi prolungata una probabile distensione di anse intestinali , sarebbero state invece le ipotesi, secondo quanto riportato nella sentenza d’appello). Come più sopra esplicitato, a seconda delle varie eventualità prospettate si riconoscono diversi aspetti di censura; le condizioni cliniche registrate, suggestive quanto meno per un quadro di ipovolemia con scompenso di circolo (” … FC 122/min … TC 36; PA 80/50 mmHg … “), ma ancor più la evidenziata presenza di pneumoperitoneo rilevata alla Rx diretta addome (” … Falda di aria in sede sottodiaframmatica destra … “), avrebbero dovuto portare il medico di turno ad effettuare esami ematochimici, almeno un emocromo, gli indici di flogosi e di funzione epatica ed un EGA (vista lipotensione e la tachicardia); si può affermare che nel caso la signora fosse stata trattenuta in osservazione, (almeno fino al rilievo da parte del sanitario della radiografia), il prosieguo della vicenda clinica avrebbe assunto tutt’altra evoluzione. La signora sarebbe stata, verosimilmente sottoposta anche a TC e quindi, completato il profilo preoperatorio (ECG, visita anestesiologica) sarebbe stata sottoposta ad intervento, se possibile anche in laparoscopia . In tal caso, al di là di imprevedibili eventi avversi, si sarebbe ottenuta, con alta probabilità scientifica una restitutio ad integrum .”

Alla luce di tali risultanze il Tribunale ritiene, secondo il criterio di preponderanza dell’evidenza che, ove la condizione clinica della donna fosse stata correttamente inquadrata e fossero state eseguite le terapie necessarie, si sarebbe potuta evitare la morte.

La morte dovuta alla perforazione della parete dello stomaco,  si sarebbe potuta evitare ove fosse stato tempestivamente disposto il ricovero ed eseguito un intervento chirurgico.

Avv. Emanuela Foligno

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