Ministero della Salute condannato a versare un assegno mensile a vita a una donna per le malformazioni da talidomide assunto dalla madre in gravidanza

Il Tribunale di Messina ha condannato il Ministero della Salute a indennizzare una donna originaria del capoluogo di provincia siciliano per le malformazioni da talidomide derivanti dall’assunzione materna del farmaco in gravidanza.

La normativa italiana, infatti, prevede in questi casi il riconoscimento di un assegno mensile a vita, ma il dicastero aveva respinto l’istanza della signora ritenendo che la misura riguardasse solamente i soggetti nati tra il 1959 e il 1965, mentre la richiedente era nata nel 1969.

Il Ministero, inoltre – come riferisce Messina Today – contestava che le malformazioni del braccio e della mano della donna fossero riconducibili al medicinale assunto dalla madre.

I legali della signora, tuttavia, sulla base di un precedente giurisprudenziale (Corte di appello di Venezia n. 721/2018) hanno evidenziato la spettanza dell’indennizzo a chiunque possa dimostrare, indipendentemente dall’anno di nascita, patologie riconducibili a talidomide.

Il Tribunale di Messina ha quindi conferito l’incarico a un medico legale per stabilire la riconducibilità delle lesioni al farmaco assunto dalla madre nelle prime settimane di gestazione. La consulenza, accompagnata anche da un’analisi genetica del cariotipo eseguita presso il Dipartimento di Scienze Pediatriche U.O. di Genetica e immunologia Pediatriche del Policlinico di Messina avrebbe smentito la tesi del Ministero relativa alla derivazione della patologia da una mutazione genetica.

Il perito ha inoltre sottolineato come, benché il farmaco nell’anno di nascita della danneggiata non fosse più in vendita per le donne incinta, era difficile escludere che le scorte di tali farmaci non fossero state vendute anche negli anni successivi.

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