Un’ipotesi di studio per la SISAC proposta da Mario Alparone ed Emanele Vendramini

Lo sforzo dei medici di famiglia nel migliorare la salute dei pazienti cronici può essere adeguatamente premiato mantenendo la compatibilità di spesa.

È in quest’ottica che Mario Alparone, direttore generale Asst Melegnano e Martesana ed Emanuele Vendramini, docente all’Università Cattolica di Piacenza hanno elaborato un’ipotesi di studio che la Sisac (Struttura Interregionale Sanitari Convenzionati) può prendere in esame: un nuovo modello di retribuzione che si basi sulla pesatura degli assistiti secondo 14 categorie prevalenti di cronicità su cui vengono clusterizzati i pazienti – come i due spiegano sul Sole 24 Ore Sanità. La premessa da cui partono è che, al momento, la quota capitaria è calibrata sui pazienti anziani e non sulle cronicità e sulle complessità dei pazienti trattati.

Prendendo a campione la Asl Monza Brianza, la maggior parte dei pazienti cronici è costituita da cardiopatici (16% del totale); la spesa è un quarto della spesa sanitaria complessiva e cresce costantemente – come quella per gli oncologici che supera persino  il budget.

Alla luce di ciò, ci sarebbero de modelli che andrebbero a premiare i medici in base a come si approcciano ai pazienti complessi:

– modello a isorisorse, si suppone che – fatta cento la remunerazione massima, equiparata allo stipendio medio attuale come ipotesi di lavoro – il 70% della retribuzione sia costituito da quota capitaria e il 30 da quota variabile che verrebbe a sua volta ripartito in un 20% a premiare i risultati di compliance qualitativa raggiunti sui pazienti e in un 10% a premiare il rispetto degli obiettivi di budget di spesa.

–  Secondo Alparone, invece,Più sfidante sarebbe retribuire i medici in modo che possano guadagnare qualcosa di più. Il secondo modello considera che la retribuzione di partenza sia costituita al 100% dal costo della convenzione cui si aggiungerebbe una quota variabile costituita dalla differenza tra il tetto di spesa previsto a livello di Asl o Regione per la medicina generale e la spesa effettivamente sostenuta per quell’anno: ove si ottenessero risparmi, una parte in proporzione sarebbe redistribuita tra i medici che hanno raggiunto i migliori livelli sugli indicatori di compliance”.

La ricerca evidenzia, tuttavia, cinque aspetti: “I contributi scritti a quattro mani con il professor Emanuele Vendramini nulla a che fare hanno con il modello Creg, sono analisi teoriche, non sono riflessioni condivise con istituzioni, non sono state sperimentate da nessuna parte, non sono oggetto di dibattito in questo momento di trattativa in cui peraltro possono apparire di stretta attualità. Abbiamo soltanto inteso applicare al tema della retribuzione i criteri del performance measurement ai medici di famiglia nell’ambito una riflessione di carattere accademico”.

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