La paziente, 93enne, presentava già un quadro clinico compromesso ma la puntura endovenosa le sarebbe stata fatale e ne avrebbe pertanto concausato il decesso

Sarebbe stata una dose troppo elevata di morfina a uccidere una donna di 93 anni, morta nel 2014 presso l’Ospedale di Santarcangelo, in provincia di Rimini. La paziente – con un quadro clinico, a detta degli stessi medici, già gravemente compromesso – era stata ricoverata presso il reparto di geriatria del nosocomio romagnolo in aprile. Ad agosto il secondo ricovero, fino al sopraggiungere del decesso, dovuto, secondo quanto emerso dalle perizie medico legali, a un’iniezione fatale.
Immediatamente dopo la scomparsa della signora i parenti avevano presentato un esposto, facendo scattare l’inchiesta della Procura, che aveva iscritto nel registro degli indagati sei persone tra medici e responsabili del reparto. Le indagini hanno portato all’archiviazione di tutte le posizioni, ad eccezione di quella di un’infermiera di 49 anni, con venti anni di servizio, che finirà sul banco degli imputati con l’accusa di omicidio colposo.
L’operatrice sanitaria era quella ad aver effettuato materialmente la puntura che, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbe stata concausa di morte della paziente. Una tesi accolta dal Giudice per l‘udienza preliminare che ha deciso di rinviare a giudizio l’infermiera, anche sulla base delle conclusioni di due perizie medico legali svolte dai consulenti della Procura, che hanno evidenziato un’elevata presenza di morfina nel sangue dell’anziana, imputabile proprio all’iniezione effettuata dalla sanitaria.
L’imputata, che peraltro non è mai stata sospesa dal servizio, ha sempre respinto ogni accusa sostenendo con convinzione di avere praticato alla paziente un’iniezione sottocutanea all’altezza del deltoide. A sostegno della sua posizione anche una consulenza medico legale dell’Azienda sanitaria locale, secondo cui sarebbe tutt’altro che certo la causa del decesso della paziente sarebbe riconducibile alla puntura incriminata.
Proprio in quei giorni l’anziana avrebbe mostrato un gonfiore che rendeva altamente complicato l’iniezione endovenosa. La difesa ha quindi già preannunciato che, in occasione della prima udienza davanti al giudice monocratico prevista per il prossimo ottobre, procederà alla richiesta di una nuova perizia medico legale.
 
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