Imputazione coatta per due operatori sanitari in relazione al decesso di una signora morta in una struttura residenziale terapeutico riabilitativa psichiatrica della Capitale
“Formulare entro 10 giorni da oggi il capo d’imputazione nei confronti degli indagati per l’accusa di omicidio colposo”. E’ quanto deciso dal gip del tribunale di Roma a fronte della richiesta d’archiviazione della Procura capitolina sul caso di una donna morta in una struttura residenziale terapeutico riabilitativa psichiatrica romana nel dicembre del 2016 . L’inchiesta vede coinvolti una dottoressa ed un infermiere.
La vittima, che era stata ricoverata pochi giorni prima, presentava un quadro di “ipertensione arteriosa, diabete mellito di tipo 2, insufficienza renale, anemia, broncopneumatologia cronica ostruttiva in soggetto tabagista”, ma al suo arrivo in clinica – secondo il legale della famiglia, la paziente “andava studiata in modo approfondito nella fase di prericovero e durante lo stesso”.
In passato era stato mandato a giudizio, per il reato di falso, il solo infermiere, assolto in primo grado. Il procuratore generale ha impugnato quella decisione affermando che il sanitario in questione è un “dipendente privato” e “nel momento in cui redige la cartella clinica è sicuramente un incaricato di pubblico servizio di fatto, proprio per la rilevanza pubblica dell’attività svolta nell’elaborare un documento che deve essere assolutamente veritiero”.
L’infermiere aveva ammesso di aver mentito rispetto al momento in cui scoprì il decesso della signora. Eppure nei suoi confronti le contestazioni erano cadute, anche perché il consulente medico legale della Procura aveva ritenuto che non fossero “ravvisabili elementi di censurabilità tecnica, sotto il profilo della responsabilità colposa”.
Adesso – come riferisce l’agenzia Askanews – la vicenda ricomincia con l’accusa di omicidio colposo per il medico che avrebbe dovuto valutare la paziente, indicando terapie ed analisi da effettuare; e per l’infermiere che avrebbe dovuto assistere in modo corretto l’anziana, nella notte prima del suo decesso.
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