Tra le cause principali di mortalità materna per cause ostetriche l’emorragia, tra quelle dovute a cause non ostetriche le patologie cardiovascolari e la sepsi
Nel nostro Paese si registrano in media nove casi di mortalità materna ogni 100mila bambini nati vivi. La sottostima del fenomeno è pari al 59% rispetto a quanto stimato dai soli certificati di morte.
Le analisi dei flussi sanitari sono state effettuate nell’ambito del Primo Rapporto Nazionale dell’Italian Obstetric Surveillance System (ItOSS), coordinato dall’ISS. Lo studio ha evidenziato che tra le morti per cause ostetriche prevalgono le emorragie, i disordini ipertensivi della gravidanza e la tromboembolia. Queste coprono quasi il 70% dei casi.
Di grande rilevanza è la progressiva diminuzione delle morti da emorragia ostetrica rilevata nel corso dei 10 anni di attività di ItOSS. Ciò grazie alle numerose iniziative promosse nel Paese per fronteggiare questa emergenza ostetrica.
Tra le morti materne dovute a cause non ostetriche prevalgono invece le patologie cardiovascolari e la sepsi.
Tra le morti materne tardive, che avvengono tra 43 e 365 giorni dall’esito della gravidanza, il 42% è dovuto a neoplasie e il 16% a cause violente di cui il 13% ascrivibile a suicidi, il 3% a omicidi.
“ItOSS – dichiara Serena Donati, Direttore del Reparto Salute della Donna e dell’Età Evolutiva dell’ISS, responsabile scientifico delle attività di sorveglianza ostetrica – ha stimato un Rapporto di Mortalità Materna (MMR) nelle Regioni partecipanti pari a 9 morti materne per 100.000 nati vivi, un dato positivo che pone il nostro Paese vicino ai risultati raggiunti dall’ Olanda e da altri Paesi del Nord Europa che, dotati di un sistema avanzato di sorveglianza simile al nostro, registrano i tassi più bassi di mortalità materna, e in linea con Regno Unito e Francia che registrano un MMR di 10 morti ogni 100.000 nati vivi”.
“Inoltre – aggiunge – nei Paesi che, come l’Italia, conducono un’indagine approfondita su ciascun nuovo caso di morte materna e sulla qualità dell’assistenza offerta, si stima che il 40%-60% delle morti sia prevenibile. Anche in Italia il 45,5% dei decessi segnalati dalla sorveglianza attiva e sottoposti a revisione critica è stato giudicato evitabile con assistenza migliorabile”.
In Europa solo sette dei 31 Paesi che producono dati descrittivi della salute perinatale sono dotati di un sistema di sorveglianza avanzato. “Tra questi sette – conclude la Dott.ssa Donati – figura l’Italia, citata dal Rapporto Peristat quale modello da prendere ad esempio”.
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