Per il Gip non sussistono certezze circa la correlazione tra l’operato degli indagati e il decesso della paziente, morta per le complicanze insorte dopo una operazione di by pass gastrico

Il Gip del Tribunale di Bergamo ha archiviato il procedimento penale che vedeva indagati 25 sanitari per il decesso di una donna di 31 anni. La paziente, originaria del senese ma residente a Latina,  si era sottoposta nel 2016 a una operazione di by pass gastrico all’ospedale di Siena. Un intervento necessario per superare un problema genetico di obesità.

Dopo le dimissioni, tuttavia, a causa del persistere di forti dolori addominali si era recata al Pronto soccorso dell’Ospedale di Latina, dove sarebbe stata rimandata a casa con la prescrizione di un analgesico. Nelle ore successive era andata in arresto cardiaco, riportando gravi danni cerebrali da cui non si sarebbe più ripresa. Era morta a distanza di quattro mesi, dopo una crisi polmonare, in una clinica della provincia di Bergamo dove stava svolgendo la riabilitazione neurologica.

La Procura di Bergamo, all’indomani del decesso, aveva aperto un fascicolo per omicidio colposo iscrivendo nel registro degli indagati 25 sanitari delle tre le strutture coinvolte.

Le indagini appurarono che, dopo l’intervento subito, la paziente era andata incontro a una emorragia addominale causata dal distacco di una graffetta.

La perizia medico legale, inoltre, evidenziò delle lacune nell’operato del personale che ebbe in cura la donna, con particolare riferimento al Pronto soccorso di Latina. “Il sospetto diagnostico del fatto settico fu posto, ma poi non furono poste in essere in modo completo tutte le misure raccomandate per contrastarne l’evoluzione”. Queste le osservazioni del Ctu nella sua relazione. Inoltre , secondo il perito, quando si manifestò un aggravamento del quadro clinico, ”non risultano essere stati messi in atto dei provvedimenti diagnostico-terapeutici tempestivi e incisivi”.

Il consulente, pertanto, ha rilevato “scostamenti rispetto alle linee guida e alle buone pratiche raccomandate dalla comunità scientifica”.  A suo giudizio, “un’ipotetica, diversa gestione del caso avrebbe probabilmente consentito di evitare l’arresto cardiaco, che diede luogo alla grave sofferenza encefalica e alla vicenda clinica che ne conseguì, e che si concluse con il decesso della paziente”.

Tuttavia, secondo l’esperto, “non è possibile quantificare tale probabilità e dimostrare che sarebbe stata prossima a una ragionevole certezza”.

E proprio su quest’ultima considerazione si è basata la richiesta di archiviazione da parte del Pubblico ministero,  alla quale il Gip si era inizialmente opposto. Ma il nuovo Gip, dopo aver valutato la documentazione e ascoltato le parti, ha invece deciso di chiudere il fascicolo. Nel provvedimento si legge che “il consulente tecnico del Pubblico Ministero, pur dando atto che la gestione sanitaria della paziente avrebbe potuto essere più serrata e tempestiva, concedendo maggior tempo per individuare il sanguinamento e per procedere al trattamento chirurgico prima che si giungesse all’arresto cardiaco, non ha potuto escludere con ragionevole certezza che, anche in caso di maggiore zelo e solerzia da parte dei sanitari, si potesse scatenare una aritmia con il successivo arresto cardiaco che diede luogo alla sofferenza encefalica, causa dell’esito letale”.

“Pur conscio della sovrana incertezza che regna a livello giurisprudenziale, chi scrive ritiene che debbano essere escluse le antitetiche pretese di approdare a formulazioni di giudizi di certezza e quelle di potere basare l’accertamento del nesso di condizionamento tra omissione ed evento su giudizi di mera possibilità”.  In altri termini, il magistrato non ha ritenuto necessario affidare un nuovo esame al consulente tecnico del Pm che “nulla di più apporterebbe alla soluzione del caso di specie”.

Un epilogo amaro per i parenti della vittima i quali annunciano però che continueranno a battersi sul fronte della giustizia civile. Le conclusioni della perizia, infatti, paleserebbero diversi profili di responsabilità rilevanti in tale sede. Nei prossimi giorni, quindi, sarà avviata la richiesta di un Accertamento Tecnico Preventivo, condizione di procedibilità per intentare la causa. “Non ci interessa tanto ottenere un risarcimento, ma vogliamo arrivare al punto che la struttura ospedaliera ammetta i propri errori e si assuma le proprie responsabilità”.

 

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