Andranno a processo due anatomopatologhe accusate di aver diagnosticato a un paziente siciliano un tumore, costringendolo a subire una resezione del lobo polmonare

Aveva subito una ” resezione del lobo polmonare superiore destro ” a causa di un presunto tumore. Ma la diagnosi dei medici si era rivelata errata. E’ la disavventura capitata nel 2016 a un uomo di 61 anni, dipendente della Regione siciliana.

Per quella vicenda nelle scorse ore sono state rinviate a giudizio due anatomopatologhe dell’Istituto mediterraneo trapianti (Ismett) di Palermo. L’ipotesi di reato è di lesioni personali colpose in concorso. Lo riporta la stampa regionale, annunciando che la prima udienza si terrà il prossimo gennaio davanti alla sezione monocratica del Tribunale del capoluogo siciliano.

I fatti

Secondo quanto ricostruito da Repubblica l’uomo, reduce da un tumore alla prostata, si era sottoposto nel settembre del 2014 a una Tac di controllo. L’esame aveva evidenziato una lesione al polmone destro, probabile esito di una tubercolosi contratta da bambino. Successivamente, su consiglio del medico curante, il 61enne aveva svolto una Pet, ma anche in questo caso l’esito era stato rassicurante. Così come aveva avuto esito negatovi una broncoscopia effettuata dopo alcuni mesi.

Nel 2015 erano stati ripetuti Tac e Pet, con risultati in linea con quelli dell’anno precedente. Ma i medici avevano deciso di eseguire comunque una biopsia per capire la natura della lesione. Il responso era stato terribile: adenocarcinoma polmonare. Di qui la necessità dell’intervento, con l’asportazione di parte del polmone.

Il successivo esame istologico eseguito sui frammenti di tessuto prelevato, aveva però evidenziato che non c’era alcun cancro. Il paziente ha denunciato il tutto alla Procura della Repubblica di Palermo. La querela ha portato all’apertura di un fascicolo per lesioni colpose gravi contro le due dottoresse. Nella perizia di parte presentata dal danneggiato, il medico legale afferma chiaramente: “per errori medici e chirurgici il paziente è stato inutilmente sottoposto a molteplici approfondimenti diagnostici e terapie chirurgiche inutili e dannose”.

L’Istituto, invece, sembrerebbe non pensarla allo stesso modo, tanto da aver fatto naufragare ogni tentativo di conciliazione. La parola, dunque, spetta ora al Giudice. Sul registro degli indagati era finito anche il nome del chirurgo toracico che aveva svolto l’intervento. Per lui, tuttavia, si profila una richiesta di archiviazione.

 

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