È stato condannato C.C., cardiologo 55enne, per violenza sessuale: il medico palpeggiava anziane pazienti nel corso delle visite in casa di riposo

Si chiude la vicenda giudiziaria per C.C., cardiologo di 55 anni condannato per violenza sessuale: palpeggiava anziane pazienti durante le visite mediche.

La terza sezione penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del medico, che fino al 2013 era stato cardiologo in servizio all’ospedale S. Maria del Carmine di Rovereto, consulente di numerosi istituti e Casa di Riposo a Riva, Arco, Dro, Vallarsa, Avio e Bezzecca.

L’uomo è stato condannato prima di ieri in due gradi di giudizio a 3 anni di reclusione dal tribunale di Rovereto e dalla Corte d’appello di Trento.

Il reato è “violenza sessuale continuata con l’aggravante dell’abuso di autorità e del fatto che si sia approfittato di persone anziane e indifese”.

Una vicenda grave e dai contorni inquietanti quella che ha visto protagonista il 55enne cardiologo che palpeggiava anziane pazienti durante le visite.

Il medico, dal canto suo, si è sempre professato innocente.

“Ora qualcuno in Trentino – ha dichiarato – anche tra gli investigatori e tra chi mi ha giudicato, da stasera può dormire sonni tranquilli”.

Il medico doveva rispondere del reato di violenza sessuale aggravata proprio in merito alla vicenda di alcune anziane pazienti della Casa di Riposo di Riva del Garda e della Fondazione Città di Arco.

Le due donne, infatti, avrebbero subito abusi sessuali ripetuti da parte dello stesso medico. Nove i casi contestati, cinque quelli riconosciuti nei due gradi di giudizio.

Il caso

Tutto ebbe inizio nel 2013, quando il gip del tribunale di Rovereto, firmò l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari su richiesta del titolare dell’inchiesta Valerio Davico.

Secondo le indagini, in ben 9 casi il cardiologo effettuò visite cardiologiche su altrettante pazienti tra i 75 e gli 80 anni “palpeggiandone ripetutamente i seni e proferendo parole sconce sempre nella solitudine dell’ambulatorio”.

L’inchiesta era partita un anno prima, quando un operatore di una casa di riposo a Riva del Garda segnalò degli strani episodi.

Nell’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari il gip del tribunale di Rovereto scriveva all’epoca che il medico “aveva più volte posto in essere manovre che esulavano dal corretto esercizio della professione medica, palesemente finalizzate al soddisfacimento dei propri impulsi sessuali”.

 

 

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