È giunta la condanna a un anno e 10mila euro di provvisionale per un 26enne giudicato colpevole per aver sferrato un pugno in faccia al medico del 118

Era il 21 aprile del 2013 quando un giovane anconetano aveva deciso di sferrare un pugno in faccia al medico del 118 che lo stava soccorrendo.

La dottoressa colpita era giunta in automedica, chiamata dai genitori del giovane, alle 5 del mattino. Il ragazzo era tornato da una serata in discoteca in preda a uno stato di forte agitazione.

Sosteneva, addirittura, di soffrire di allucinazioni.

La dottoressa del 118, una 57enne ancora oggi in servizio, si era avvicinata al ragazzo per parlargli e cercare di calmarlo.

È stato in quel momento che la professionista è stata aggredita. E il pugno in faccia al medico del 118 non è stato, purtroppo, privo di conseguenze.

La dottoressa infatti, è piombata su una sedia, riportando fratture multiple alla mandibola, lesioni neurologiche gravi rischiando anche di perdere l’occhio. Il verdetto dei medici era stato chiaro: 35 giorni di prognosi, secondo il referto.

Il giovane si è sempre difeso sostenendo di non essere nel pieno delle sue facoltà mentali al momento del gesto.

Il giudice, però, lo ha condannato a un anno, pena sospesa, più il pagamento di 10mila euro di provvisionale come risarcimento danni alla dottoressa. La professionista era rappresentata in aula dall’avvocato Maria Francesca Franchini.

“Si è voluto far passare da vittima chi vittima non è – ha dichiarato l’avvocato Franchini – perché in aula è stata messa in dubbio la professionalità della dottoressa e le procedure effettuate quel giorno in casa del giovane. La mia cliente ha subito il pugno e nonostante le condizioni ha continuato a dire all’infermiere come trattare il ragazzo, portando a conclusione un intervento dato come codice rosso”.

L’accusa per il 26enne era di lesioni aggravate contro il medico dell’ospedale di Torrette.

Il legale del giovane aveva insistito sulla scarsa lucidità dell’autore del pugno in faccia al medico del 118.

“Stava seguendo una terapia farmacologica – ha dichiarato l’avvocato Canali – che ha influito sul comportamento ma non l’ha colpita intenzionalmente. Ricorreremo in appello non appena usciranno le motivazioni della sentenza”.

L’imputato, dal canto suo, ha anche cercato di difendersi dalle accuse.

“Non ero nel pieno delle mie capacità – ha dichiarato il 26enne – altrimenti non avrei mai colpito quella dottoressa. Nemmeno ricordo di averlo fatto. Sono solo un ragazzo che ha problemi di salute. Successivamente le scrissi anche una lettera per chiederle scusa”.

Una difesa che non è stata sufficiente a evitargli una condanna.

 

 

 

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