Il responsabile Sanità del PD chiede con forza l’abolizione della cartella clinica cartacea. La cartella clinica digitale è impossibile da alterare senza lasciare tracce, non si smarrisce e si recupera in un attimo

Nella libera scelta da parte del cittadino del luogo in cui farsi curare avrà sempre più un ruolo decisivo la trasparenza della garanzia offerta per la prevenzione e la copertura del rischio clinico. Ne è convinto l’onorevole Federico Gelli, relatore della legge n. 24/2017 sulla responsabilità professionale degli esercenti la professione sanitaria. Nel corso di un seminario di studio organizzato dall’ARIS (Associazione Religiosa Istituti Socio Sanitari) sulla responsabilità delle strutture sanitarie nei presunti casi di malasanità, Gelli ha indicato proprio nella trasparenza la sfida da raccogliere se si vuole continuare ad avere un ruolo di primo piano nel servizio al malato, pubblico o privato che sia. Di qui il suggerimento ai responsabili degli Istituti religiosi di rendere pubblico l’elenco dei contenziosi affrontati, specificandone motivazioni ed esiti, di offrire dettagliate informazioni sui sistemi di prevenzione adottati e sull’entità delle stipule di contratti di copertura con società assicuratrici.
Con riferimento alle assicurazioni, tuttavia, l’avvocato Maurizio Hazan, al fianco dell’onorevole Gelli nella stesura del testo della Legge, ha spiegato non è stata ancora scritta l’ultima parola. Sul tappeto ci sono infatti due questioni principalmente: alla obbligatorietà per l’operatore sanitario e per la struttura di munirsi di copertura assicuratrice non corrisponde, nella legge, obbligo a contrarre per le Assicurazioni. Pertanto, teoricamente, si potrebbe rimanere scoperti per il casuale rifiuto delle Compagnie assicuratrici. La seconda questione è quella relativa alla possibilità, per il danneggiato, di un’azione diretta nei confronti della Compagnia che assicura professionista o struttura. Il che significa che il quantum da risarcire può andare ben oltre i limiti fissati nella convenzione tra istituzione, o professionista, e l’assicurazione stessa. In tal caso il contenzioso si sposterebbe tra compagnia assicuratrice e soggetto assicurato.
L’intento della legge resta comunque quello di offrire la massima tutela ai danneggiati. Si attendono i decreti attuativi per fare luce su queste situazioni. “Rendendo pubblici e trasparenti tutti questi passaggi – ha spiegato Gelli – il cittadino, al momento di fare la sua scelta di dove farsi curare, si potrà orientare così attraverso fatti concreti e trasparenti piuttosto che suggerimenti fuorvianti rintracciati sulla rete”. Per il responsabile Sanità del Partito Democratico si tratta in sostanza, di cementare nuovamente quell’alleanza terapeutica tra paziente e operatore sanitario che, negli ultimi 25 anni si è andata sgretolando in maniera impressionante a causa, in primis, della sempre più “massiccia e devastante” influenza di quello che il parlamentare definisce come “il dottore Google”. Le persone “sono diventate molto più esigenti – ha affermato Gelli – e non che questo sia di per sé un male: è solo che arrivano dal medico con tanto di diagnosi e cura confezionate a misura dal dr. Google, con tutte le conseguenze immaginabili”.
Inoltre, la mancanza sino ad oggi di norme certe e garantiste per entrambe le parti per affrontare i contenziosi, nonché la disparità di atteggiamenti tra regione e regione hanno fatto sì che “certi studi legali abbiano intuito la possibilità di fare business imparando a muoversi tra cavilli e interpretazioni prese a prestito da diverse forme contrattuali per offrire al cittadino assistenza nel creare contenziosi con strutture e medici cercando di ricavare una qualche forma di risarcimento possibile e forse non dovuto”.
Ora con la Legge n. 24/2017 la struttura sanitaria, invece, dovrà garantire sicurezza attraverso linee guida precise e buone pratiche; stipulare adeguate polizze assicurative; fare ricorso alla medicina attuata secondo protocolli terapeutici e diagnostici fondati su una calibratura professionale rispondente al contesto in cui la struttura opera; mettere in piedi un sistema risarcitorio basato su tabelle eque, omogenee in tutto il Paese. Alle regioni il compito delle verifiche e dell’assunzione di informazioni da trasferire poi ad una struttura a livello nazionale il cui compito è proprio quello di tenere sotto controllo costante il livello nazionale.
Gelli infine, proprio in nome della trasparenza, è tornato a chiedere con forza l’abolizione della cartella clinica cartacea; “uno strumento primordiale – ha detto – inconcepibile nel 2017, facilmente alterabile vuoi per incuria, vuoi per distrazione, vuoi per accidente. La cartella clinica digitale è impossibile da alterare senza lasciare tracce. E poi non si smarrisce e la si recupera in un attimo. Per i medici finirebbe l’era del doversi trasformare in burocrati firmatari di una pila di fotocopie da dichiarare conformi all’originale”.

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui