La Fondazione Gimbe aderisce alla campagna lanciata dalla rivista internazionale The Lancet per ridare vigore a una ricerca che produca concreti miglioramenti per la salute delle persone

Ridurre gli sprechi e premiare il rigore nella ricerca biomedica. Questo l’obiettivo della campagna ‘Lancet-Reward’ (Reduce research Waste And Reward Diligence) lanciata dalla rivista The Lancet e promossa in Italia dalla Fondazione Gimbe.

Alla base dell’iniziativa il dato in base al quale oltre l’85% degli investimenti nella ricerca biomedica non produce adeguate evidenze per l’assistenza sanitaria e, dunque, non dà alcun contributo nel migliorare la salute delle persone, generando ingenti sprechi. Alle tante pubblicazioni non corrispondono risultati utili per i pazienti.

La campagna mira invece a “aumentare la produzione di evidenze scientifiche di elevata qualità per migliorare la salute delle persone”. A tal fine sono state formulate 17 raccomandazioni su 5 aree di potenziali sprechi: rilevanza delle priorità di ricerca; adeguatezza del disegno dello studio, dei metodi e delle analisi statistiche; efficienza dei processi di regolamentazione e gestione della ricerca; completa accessibilità ai dati; possibilità di utilizzo dei report della ricerca.

Le raccomandazioni saranno inizialmente diffuse e condivise con i protagonisti della ricerca in Italia (finanziatori pubblici e privati, ricercatori, enti regolatori, istituzioni di ricerca, comitati etici, editori e associazioni di pazienti). Successivamente, la Fondazione Gimbe, che ha realizzato la versione italiana delle raccomandazioni, avvierà un monitoraggio indipendente usando gli indicatori definiti dalla campagna.

“L’inderogabile necessità di ottenere il massimo ‘valore’ dal denaro investito – sottolinea Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – impone un’attenta valutazione degli indicatori utilizzati per misurare il ritorno degli investimenti: produttività scientifica, pubblicazione di evidenze di elevata qualità, impatto della ricerca sui servizi sanitari e sugli esiti di salute, oltre ovviamente a brevetti e profitti, prioritari per chi produce farmaci e tecnologie sanitarie”.

“Con questa iniziativa – prosegue Cartabellotta – vogliamo ribadire l’indifferibile esigenza di restituire vigore alla ricerca biomedica con nuove modalità di supervisione e regolamentazione, per promuovere il rigore metodologico, proteggere l’integrità del processo scientifico e allontanare i ricercatori da indebite influenze. Solo garantendo il rigore in tutte le fasi del processo di ricerca, la comunità scientifica potrà proteggere sé stessa dai sofismi della politica, separare le conflittuali logiche capitalistiche da quelle della scienza e dare reale valore al denaro di finanziatori e contribuenti”.

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