Inizialmente non viene riconosciuta la gravità della ferita; si salva grazie alla tenacia dei genitori  

Tutto inizia con una bruciatura; siamo nel 2015 e una bimba di un anno si ustiona la mano in casa toccando una stufa a pellet. Ma quello che potrebbe definirsi un comune incidente domestico rischia di trasformarsi in tragedia, tanto che il caso è approdato recentemente nelle aule giudiziarie.

La bimba, infatti, viene trasportata in Ospedale, dove le viene diagnosticata un’ustione di secondo grado e le viene prescritto un antibiotico per via cutanea, con la raccomandazione di tornare dopo qualche giorno per monitorare la ferita. L’ustione, tuttavia, non migliora e inizia a produrre cattivo odore. I genitori della piccola la portano quindi nuovamente in Ospedale; su consiglio dei medici prendono appuntamento presso un Centro specializzato, ma anche tale visita non li convince in quanto le viene prescritto di continuare la terapia antibiotica per via cutanea.

La figlioletta, che nel frattempo ha cominciato ad accusare febbre e vomito, continua a non migliorare, anzi, di li a poche ore comincia ad avere convulsioni e febbre alta. Immediata la corsa in Pronto soccorso ma ancora una volta il medico di guardia sollecita la coppia a continuare con l’applicazione della pomata cutanea.

Non convinti i genitori si rivolgono l’indomani a un altro Ospedale e solo allora il primario di pediatria si rende conto della gravità della situazione. La bimba viene immediatamente sottoposta ad accertamenti che confermano i sospetti del medico. La ferita provocata dall’ustione ha causato un’infezione stafilococcica e un versamento pericardico; una diagnosi che, se ulteriormente ritardata, sarebbe potuta costare cara alla paziente, che, secondo i periti della famiglia, avrebbe rischiato addirittura la morte. Grazie invece alla somministrazione di potenti antibiotici per via endovenosa la bambina guarisce nel giro di dieci giorni, lasciandosi alle spalle un brutto spavento.

I genitori, tuttavia, hanno deciso di sporgere denuncia nei confronti dei medici delle prime due strutture che ebbero in cura la figlia. L’iscrizione nel registro degli indagati per lesioni colpose ha consentito ai camici bianchi di nominare un perito di parte che, assieme a quello della famiglia, potranno partecipare all’incidente probatorio disposto nelle scorse ore e consistente in una perizia ai fini del congelamento della prova.

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