La vicenda riguarderebbe anche 15 mila famiglie italiane che hanno affidato a un’azienda privata elvetica sangue cordonale di cui ora non hanno più notizie

Un’azienda privata svizzera del settore della banca del sangue del cordone ombelicale e i rispettivi responsabili sono finiti nel mirino della Procura di Ginevra con l’accusa di violazione della legge sui trapianti e inadempimento degli obblighi di notifica e di cooperazione. A presentare la denuncia, come riferisce l’Ansa, è stato l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), ovvero l’autorità elvetica competente in materia di salute. La notizia riguarda da vicino anche circa 15 mila famiglie italiane che avrebbero affidato all’azienda, a pagamento, sangue cordonale di cui ora non avrebbero più notizia. 

La società al centro dell’inchiesta disponeva, infatti, dal 2016 di un’autorizzazione rilasciata dall’UFSP per l’importazione, l’esportazione e la conservazione di cellule staminali ricavate dal sangue del cordone ombelicale. Già alla fine di agosto – fa sapere l’UFSP in una nota – la realtà imprenditoriale sarebbe stata radiata dall’elenco dei titolari di autorizzazione, dopo che una delle sue filiali era stata cancellata dal registro di commercio del Canton Ginevra.

L’azienda aveva infatti annunciato di aver trasferito in Polonia le cellule staminali conservate e i referenti non risultavano più raggiungibili dalle autorità.

Sulla vicenda è intervenuta nella serata di ieri l’AOGOI (Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani), che fa sapere di essersi  prontamente attivata per far luce sull’accaduto confermando così l’impegno dei ginecologi affinché le pratiche di crioconservazione vengano gestite in maniera scrupolosa, etica e responsabile, a tutela della salute e nel rispetto delle famiglie coinvolte.

L’Associazione riferisce di aver appreso che i campioni biologici originariamente affidati all’azienda, sono stati trasferiti ad altra società, FamiCord, “la quale – visto quanto rappresentato ad AOGOI – dispone di un know-how in grado di rispettare gli standard, qualitativi e di sicurezza, approvati a livello nazionale e internazionale”.

Le modalità di trattamento dei campioni biologici descritte ad AOGOI, se correttamente implementate, risponderebbero al Gold standard scientifico.

FamiCord si sarebbe peraltro presentata ad AOGOI con credenziali elevatissime, “rappresentando numeri operativi che la pongono tra le più grandi banche di cellule staminali in Europa”.

Tuttavia, al di là di questi indubitabili requisiti qualitativi e di sicurezza, la stessa FamiCord, avendo ricevuto i campioni biologici in forza di un contratto, “non può esprimere certezza sull’avvenuto trasferimento di tutti i campioni biologici originariamente detenuti dalla società svizzera.

AAGOI, infine, comunica che – non essendo FamiCord abilitata a contattare direttamente le famiglie coinvolte, in ragione delle stringenti normative sulla privacy – le famiglie stesse possono mettersi in contatto con la società, attraverso un link dedicato già attivo sul proprio sito aziendale, e saranno quindi ricontattate al più presto per ricevere tutte le informazioni del caso.

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