Che la sanità italiana non godesse di “buona salute” lo davamo quasi per scontato. Troppi i tagli, poca ricerca. L’EHCI, la classifica dell’indice europeo sulla salute degli utenti, conferma quanto detto. Nato nel 2006, l’indice si propone di fotografare dal punto di vista dei consumatori lo stato di salute della sanità di ciascun paese europeo. Gli “osservati speciali” sono oggi 37, suddivisi in sei macro aree con 47 indicatori diversi. Sul gradino più alto del podio troviamo l’Olanda con un punteggio di 868 su 1000, seguita da Svizzera, Norvegia, Finlandia e Danimarca. In questa classifica l’Italia si posiziona al 21°posto con 648 punti. Tra gli indicatori utilizzati per questo studio, troviamo: accessibilità e tempi d’attesa; diritti dei pazienti e informazioni; outcome (dalle morti infantili alla cura della depressione); prevenzione; settore farmaceutico; range e servizi. Per alcuni paesi, i dati sono positivi se confrontati con quelli del 2006. Nove anni fa, infatti, il primo indice assegnava un punteggio superiore a 800 solo ad un paese, mentre questa soglia, nel 2014, è stata raggiunta e superata da 9 sistemi sanitari. Secondo i dati, l’indice delle prestazioni sanitarie italiane continua a calare rispetto al 2006 colpa, secondo Arne Bjornberg Presidente dell’HCP (Health Consumer Powerhouse) , della “l’attuale regionalizzazione della sanità pubblica che allarga il divario fra Nord e Sud del Paese”. Qual è, allora, il futuro della sanità europea? Per Bjornberg, difficile attendersi grandi riforme: “Sembra più probabile attuare misure specifiche, come una forte svolta nella prevenzione antifumo, dato che quest’ultimo è una delle cause degli scarsi risultati dei trattamenti”. Nell’intervista tratta dal sito di Repubblica, il presidente dell’HCP, sottolinea come sia importare prevenire l’abuso di antibiotici. “L’eccessivo consumo di antibiotici – spiega Bjornberg – va a braccetto con l’elevato livello di gravi infezioni ospedaliere: si tratta di una correlazione pericolosa, che andrebbe affrontata”.  Per quanto riguarda l’assistenza a lungo termine degli anziani, la graduatoria presentata a Bruxelles dall’ordine dei consumatori parla chiaro: l’Italia va di pari passo con Romania e Grecia.

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