Rischio o opportunità? Il Centro studi nazionale della Fimmg ha presentato i risultati di una ricerca sull’orientamento dei medici di medicina generale rispetto all’ipotesi di un welfare integrativo privato

Sono circa 11 milioni gli italiani che hanno una copertura sanitaria integrativa e sono sempre di più i cittadini che si rivolgono al privato per ottenere prestazioni diagnostiche e terapeutiche. Rispetto all’ipotesi che si possa costituire nel Servizio Sanitario Nazionale un ramo sanitario privato, aggiuntivo al pubblico, il Centro Studi Nazionale della Fimmg ha condotto un’indagine per sondare e comprendere l’orientamento e i punti di vista dei medici di medicina generale.

I risultati dello studio, condotto tra maggio e giugno su un campione rappresentativo di 700 mmg (24,7% al Nord Ovest, 18,3% al Nord Est, 23% al Centro, 34% al Sud/isole), sono stati presentati nel corso del Congresso nazionale del Sindacato in programma in questi giorni in Sardegna. “Il quadro che emerge è quello di una categoria consapevole che i nuovi percorsi saranno difficili, più ricchi di ombre che di luci – evidenzia Paolo Misericordia, responsabile del Centro studi della Fimmg – Ciononostante non sembrano apparire, nell’analisi e nel quadro complessivo delle risposte, elementi di decisa preclusione e netto rifiuto. Anzi: l’atteggiamento che la categoria assume, almeno nella sua maggioranza, è quello di chi, con realismo, accetta la sfida, chiedendo, però alle associazioni di categoria, di prendere parte alla gestione del cambiamento e alla elaborazione di un eventuale progetto di impegno professionale”.

I medici sembrano essere propensi all’espansione del welfare privato sul fronte integrativo, aspetto ritenuto di grande importanza per il 73% del campione. D’altra parte, c’è la consapevolezza che i cittadini sono, in un certo senso, costretti ad avvalersi del privato a causa, principalmente (secondo l’82% degli intervistati) delle lunghe liste d’attesa del SSN . Le prestazioni per le quali i pazienti preferiscono rivolgersi al privato sarebbero le ecografie (per l’89% dei mmg), le consulenze specialistiche (85%), le terapia riabilitative (70%), la diagnostica radiologica convenzionale (51,4%) e quella pesante (49,2%), il laboratorio analisi (31,6%, le endoscopia (24,2%). In tutti questi casi i pazienti continuano a fare grande affidamento sui consigli del medico relativi a come, dove e quando accedere alla prestazione diagnostica o terapeutica, anche a pagamento, con o senza rimborso.

Per quanto concerne le possibili ripercussioni che potrebbero derivare dalla crescita e dalla strutturazione di un vero welfare sanitario privato, le risposte dei professionisti evidenziano un sentimento di preoccupazione e incertezza , in ordine alle possibili conseguenze per il Ssn, per i pazienti e per il ruolo stesso dei medici; le preoccupazioni maggiori riguardano soprattutto la riduzione del finanziamento e degli investimenti strutturali per il Ssn (rispettivamente per il 55,2% e 52,6% del campione). Per il 79,7% degli intervistati c’è il rischio che aumenterà il costo complessivo da affrontare per i pazienti, per i quali (secondo il 45,9% del campione) si ridurrà la garanzia di cure e assistenza in caso di patologia cronica. I medici hanno il timore che diminuirà la disponibilità di risorse per le cure primarie (58,2%), l’investimento per i fattori di produzione per la medicina generale (55,3%), la loro remunerazione (51,4%) e l’essenzialità e l’importanza del loro ruolo (47,6%).

La netta maggioranza (73%) vede ardua l’ipotesi che i mmg possano essere chiamati a lavorare, senza nuove regole, per questi network. Il 77% dei medici ritiene infatti che le rappresentanze di categoria professionali, come punto collettivo di aggregazione, debbano intervenire per meglio gestire il cambiamento e, quindi, elaborare una prospettiva. Anche se nel giudizio conclusivo il 43% dei medici ritiene che lo sviluppo del welfare sanitario privato sia soprattutto fonte di stress e di problemi, c’è un 39% di essi che lo ritiene un’opportunità.

Gli intervistati sembrano privilegiare uno scenario basato essenzialmente sulla componente integrativa e complementare sostenuta dal welfare sanitario privato, rispetto all’ipotesi di una componete sostitutiva (rispetto a prestazioni attualmente già erogate dal Ssn, e quindi in condizione certamente competitiva. Lo ritengono più verosimile da realizzarsi (il 64%), maggiormente produttivo in termini di efficacia assistenziale (72,3%), più favorevole per lo svolgimento della funzione di mmg (75,8%). Tuttavia dall’indagine emerge anche la coscienza che le sfide imposte da questi nuovi modelli debbano essere accettate per scongiurare il declino della medicina generale; per il 53.4% del campione è meglio affrontare l’evolversi dei sistemi e partecipare al nuovo.

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui